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     Ma attendi pur, figliol, abbil per duce,

e per tua guida e scorta e tuo signore,
ché questo a dimostrarsi ai bon l’induce.
Ioseph.   Ma che modo ho a tener per fargli onore
e farmi grato a lui, tu me l’insegna,
acciò ch’acquistar possa anch’io il suo amore.
Iacob.   Figliol, questa dimanda è iusta e degna:
tei dirò in breve, attendi al parlar mio,
e di tenerlo in cor sempre t’ingegna.
     Fa’ che in Lui fermi tutto il tuo desio,
e Lui sol temi et ama e Lui ringrazia,
e Lui sol lauda, e fa’ sii casto e pio.
     Del resto, se acquistar vói la sua grazia,
non fare ad altri quel che s’altri fèsse
in verso te, l’aresti tu in disgrazia;
     e pel converso, quel che tu volesse
ch’altri fèsse ver’ te, poni ancor cura
farlo verso altri, come a te il facesse.
     Questa è la santa legge di natura,
questa per ora basti a tua salute,
questa fará la vita tua secura.
Ioseph.   Io prego adunque Dio che Lui m’aiute,
e Lui drizzi i mei passi ad obedirte,
e ad amar Lui mi dia possa e virtute.
     Io voglio ancora questo, o padre, dirte,
che mai mi partirò da’ toi precetti:
comanda, padre mio, ch’io vo’ sequirte.
     Ma ben ti prego pei toi dolci affetti,
mettimi in capo la tua santa mano,
acciò che li atti mei sian benedetti.
Iacob.   Nissun tuo priego mai con me fu invano.
Caro figliol, che sei la mia dolcezza,
che Dio ti faccia sempre salvo e sano!
     Sai ch’io t’ho generato in mia vecchiezza,
e sopra i toi fratelli tutti quanti
t’ho amato et amo con gran tenerezza.