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iv - de la reformazione de l'omo 131


     Questo conviene a tanta maestade,
170questa è quella osservanza ch’io t’insegno,
se vòi comunicarti in caritade.
     Poi quando il prendi e dici: ‛Io non son degno’,
pensa chi è Colui, che in te mortale
e fragil peccator vien sì benegno.
     175Or per andar al cielo hai preso l’ale:
conserva l’innocenza, c’ha’acquistato,
ché ormai fia agevol cosa, e chi vòl vale.
     Prima Dio di sua grazia t’ha illustrato;
contra l’astuta rabbia de’ serpenti
180la santa Chiesia t’ha ancor bene armato.
     Battesmo, crisma e li altri sacramenti,
e ’l nome di Iesú santo e terribile
fa’ che in ogni tuo detto li rammenti;
     e ’l sacro segno a li demóni orribile,
185dico il vessil de l’onorata croce,
la compagnia de li angeli invisibile,
     de’ predicanti ancor le sante voce,
dei bon religiosi i bon ricordi,
che ti dimostrin quel che giova e nòce.
     190Li sacri libri non vo’ che ti scordi:
la veritade in questi tutta giace.
Fa’ che con loro sempre ben t’accordi.
     In queste rime dirti ancor mi piace,
in pochi versi, una vera dottrina,
195che in vita e poi ti dia tranquilla pace.
     Dio temi, e serva sua legge divina:
ma di quattro virtú guarda non lassi
una salubre e facil disciplina.
     Umiltá sia la prima, che ti abbassi
200il volere, il sapere e ’l conversare,
e fa che i toi confini non trapassi.
     Modestia poi di lingua: il tuo parlare,
raro, breve, discreto, a tempo e grato
non morda; e con il dir concordi il fare.