Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/129



III

Alla Vergine

     Mio basso stile e mio infelice ingegno,
mia debil vena e vita in vizi avvolta
mi fan, Maria, di tua presenza indegno.
     Conosco l’error mio, l’ardita e stolta
5voglia confesso: la tua gran clemenza,
Maria, mi sprona, onde io ti prego, ascolta.
     Non sei tu quella, a cui tanta eccellenza
il Nume santo diede, che rinchiuse
in te, Maria, la somma sapienza?
     10Non sei tu quella, nel cui cor si inchiuse
il santo Spirto, e senza alcun ritegno
nel sacro e casto petto tuo si infuse?
     Non sei tu quella, a cui fu sì benegno
il gran Fattor de l’universo tutto,
15che in te, Maria, ripose il Re col regno?
     Non sei tu quella che ’l virgineo dutto
né pria né poi né in parte mai mentisti,
Maria, quando ci désti ’l tuo bel frutto?
     Non sei tu quella, che nel ventre avisti
20quel che né ’l ciel né tutto il mondo piglia,
e tu, Maria, il lattasti e concepisti?
     Non sei tu madre del tuo padre e figlia
del tuo figliolo e del Fattor nutrice?
Maria, qual donna a te si rassomiglia?
     25Oh monstro et oh portento, se dir lice,
oh miracol gentile et inaudito,
oh Maria sola dea, sola felice!