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occupare Benevento; e poi che lo ebbeno fortificato, si feceno innanzi e aspettorno il pontefice ad una terra chiamata Civita, ove fatto un grandissimo fatto d’arme, li normanni furono superiori, e vincendo preseno Leone papa, il quale modestissimamente trattando, con ogni onore, accompagnato dal clero beneventano, lo feceno a Roma condurre. Scrive Andrea Dandolo duce di Venezia ne le sue Croniche , che tanta occisione di uomini fu fatta in questa battaglia da una parte e da l’altra, che ancora al tempo suo un monte di ossa si vedeva in quel luogo.

Circa questi tempi morendo Gottfredo conte di Puglia lasciò Bagelardo suo figliuolo successor nel contado, ma Roberto, prestantissimo giovine fratello di Gottfredo, ebbe grandissimo sdegno di non esser stato lasciato successore del fratello; per forza d’arme cacciò Bagelardo e occupò il contado di Puglia e di Calabria, e aggiunseli Troia, la quale sin a quel tempo a li Romani era stata subietta. Questo è quel Roberto, il quale per il vigore de l’ingegno e per la sua somma astuzia fu cognominato in sua lingua (ché cosi significa) Guiscardo, benché uno scrittore dica che tal nome significa * errante ’, perché i normanni andorno errando per molti paesi. Et essendo in quel movimento morta Aberada sua donna, de la quale aveva giá avuto un figliuolo chiamato Boemondo, tolse per seconda moglie Gigliegarda nepote di Gisulfo principe di Salerno e figliuola giá di Guaimaro fratello di detto Gisulfo, che da li suoi fu morto.

Ridotte le cose in questa forma, volendo Roberto come prudentissimo fortificare il suo stato di ottimi titoli et amicizie, mandò ambasciatori a Nicolò II pontefice romano, pregando che come buon pastore e padre si degnasse andare a lui per componere le cose di Puglia e di Calabria. Il pontefice che per la superbia e perfidia de li baroni romani, i quali allora si chiamavano capitanei, mai né di né notte avea quiete, insieme con li oratori di Roberto partito da Roma ne l’anno 1060, con esso venne a parlamento in un loco tra Amiterno e Furcone in Abruzzo, chiamato l’Aquisa, ove fu poi da Federico II