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la guardia di Otranto, subito col resto de la sua compagnia, a Taranto se ne andò. Raginaro prima fece ammazzare quelli cinquanta avea in prigione, poi usci fuora e fatto un pezzo fatto d’arme con Macario, rotto e vinto se ne fuggi, e trovato serrate le porte di Taranto, ad Acherunzia si ridusse. Un altro caso in quel medesimo tempo avvenne, che essendo in Campania molti nobili romani e patrizi e altri de l’ordine senatorio, i quali Totila per rispetto de la lor grandezza non avea lasciato ritornare a Roma, e parte per la medesima ragione ne avea relegati, li goti che erano in Campania, intesa la morte di Totila e la successione di Teia e la recuperazione di Roma fatta da Narse, tutti quelli gentiluomini romani senza riservo amazzorono; e il medesimo di trecento nobili giovini romani fu fatto in Lombardia, li quali per ostaggi sotto specie di milizia Totila aveva con sé menati. Narse fatto capitano e venuto in Italia, morto Totila da li suoi eserciti e fatte gran cose, e recuperata Roma e in quella stando (si come diffusamente nelle Istorie gotiche si narra, per non dire se non quelle che al regno di Napoli appartengono), mandò suoi capitani in Campania e tutte le terre eccetto Cuma recuperò; e intendendo da una nobil donna gotica, giá amica di Totila, et era allora tra’ prigioni, che nella rocca di Cuma avea Totila posto una parte del suo tesoro, si come un’altra parte a Pavia, e per guardia li avea lasciato un suo fratello, fece ponere il campo a Cuma e strettissimamente assediarla. Teia, re dei goti, uomo bellicosissimo, essendo nel Piceno e intendendo Cuma assediata e il tesoro in pericolo, deliberò soccorrerla; e vedendo non poter passare l’Apennino per lo passo di Esernia né per quello di Venafri e di Cassino, perché erano guardati da le genti di Narse, fece la via per li Marsi e Peligni e passò in Puglia e accampossi in Luceria.

Narse, benché, inteso questo, subito movesse da Roma e per Campania ne andasse, non possette cosi presto giungere, che Teia avea giá preso Luceria: onde passato il monte con intenzione di far fatto d’arme, calava verso Luceria. Né con