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a saccheggiare la terra e pigliare le femine con intenzione di abbruciare e ammazzare quanti trovavano, Belisario su ’1 levare del sole tutti insieme li fece convocare e con l’autoritá e con accomodate parole mitigò il loro furore, promettendoli solamente in preda la robba con salvamento de le persone, e maschi e femine, de la terra e ancora de’ goti: li quali non altramente che se propri suoi soldati fussino, onorò. Poi verso Roma prese il cammino, e quello facesse poi fuora del regno di Napoli da molti scrittori e massimamente da Procopio ne le sue Istorie diffusamente si narra.

Nel regno di Napoli accadette poi che partito di Italia gloriosamente Belisario vincitore con Vitige re de’ goti suo prigione, li goti creorno loro re Totila, uomo di singular virtú: il quale avendo fatto per Lombardia e Romagna molte egregie cose contra li capitani di lustiniano e li suoi greci, passò in Toscana, e di li per l’Umbria, cioè per il ducato di Spoleto, e per la Sabina e per li Marsi, pervenne in Campania ne l’anno 543. E per forza prese Benevento e buttògli le mura per terra, poi assediò Napoli e preselo, e durante quell’assedio racquistò Cuma; poi non avendo resistenza, mandò parte de l’esercito ne le altre regioni del regno e cosi esso la Lucania, la Calabria e la Puglia con tutte le sue terre, eccetto Otranto, in potere de li goti ridusse.

Per la qual cosa portandosi male tutti li altri capitani di lustiniano imperatore, che molti ne erano in Italia, li fu forza revocare da la impresa contra Parti Belisario e di nuovo rimandarlo in Italia: ove con l’armata e quattro mila uomini venendo, inteso che Otranto assediato stava a patti, li mandò Valentino suo capitano con parte de l’armata, il quale per allora lo liberò da lo assedio. Poi ridotto Belisario a Ravenna e di li a Durazzo per levare il supplimento de lo esercito mandato da lustiniano per il soccorso di Roma, che giá da Totila era assediata, partito da Durazzo e inteso li goti esser tornati a l’assedio di Otranto, di nuovo con tutta l’armata lo soccorse, cacciandone li goti, i quali a Brundusio si ridusseno; poi al suo viaggio verso Roma n’andò.