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de la Maddalena, lungo dal mare circa un trar d’arco e distante da le mura de la terra circa un miglio; poi mandò innanzi li corridori verso le mura. La campana de la torre fece segno, onde napolitani e catalani usciti fuora ordinatamente con lor capi Iacopo Caldora, Ursino de li Ursini e Berardino da la Garda, incontrorono li corridori; Sforza si fece innanzi con le squadre, e cominciossi il fatto d’arme. Alfonso montato sopra una galea, con sei altre bene armate era venuto a vedere la battaglia, facendo nondimeno che le artiglierie de le galee a li sforzeschi tirassino. Essendo stretto il fatto d’arme e spesso ributtandosi l’un l’altro, il Squarza da Monopoli, uomo d’arme di Sforza, robustissimo di persona e in quel tempo tenuto nobilissimo soldato in Italia, facea gran prove con ammirazione d’ognuno; pur fu scavalcato da la moltitudine e preso. Alfonso se ’l fece portare in un schifo ne la sua galea e feceli onore; e tenendolo appresso di sé, volse li mostrasse Sforza. Squarza glie lo mostrò e ’l re fece comandare a le galee che non li tirassino. Squarza fece intendere a Sforza quello aveva fatto il re; Sforza fece comandare a tutto il campo e a la fanteria che era al lito, che non tirassino a la galea di Alfonso. Il fatto d’arme durò appresso tre ore, e giá veniva la sera e in fine Sforza furiosamente spinse li inimici in sin dentro a la terra e fece ponere la bandiera del re Luigi sopra ad una sbarra innanzi a la porta facendola stare circa un quarto d’ora al conspetto di Alfonso, il quale disse al Squarza mai aver veduto il piú valentuomo di Sforza e perdonarli ogni sua iniuria. Infine, finito il fatto d’arme con onore del re Luigi, si levò Sforza con l’esercito e andò quella notte ad alloggiare ne le ville di Nola. Altro non si fece per quell’anno: andorono a le stanze il re Luigi ad Aversa, Sforza ne li borghi di fuora, mandando parte de li suoi a la Cerra.

L’anno sequente 1421 la regina e Alfonso condusseno a loro stipendio Braccio, e oltra la condotta fatta da la regina sola, lo feceno gran conestabile de l’uno e l’altro Abruzzo, ché cosi si intitolava, e li donorono Capua con le sue fortezze.