Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/214

Napoli con sue genti usci per far fatto d’arme Ottone duca di Bransvich, marito de la regina Giovanna, ma Carlo con occulta intelligenza per un’altra porta chiamato da cittadini entrò in Napoli, gridando il popolo: —Viva, viva il re Carlo! — E subito si pose a l’assedio del Castel nuovo, nel quale si era ridotta la regina, e in modo lo strinse che né entrare né uscir d’esso si potea, e cominciollo a combattere. Ottone, che vedendosi tradito dai cittadini assediava la terra di fuora e la combatteva, un di fece armare il campo per entrar dentro ne la cittá per forza: il che come Carlo intese, usci fuora per due vie a la campagna facendo due parti de li suoi e fece fatto d’arme ferendo da dui canti le genti di Ottone. E dappoi un aspro fatto d’arme, il quale per virtú e gagliardia di Ottone fu un buon pezzo sostenuto, al fine la vittoria fu dal canto di Carlo; e Ottone, il quale sopra un possente corsiero faceva fatto d’arme, essendoli stato ferito il cavallo e cadutoli addosso, fu preso e menato a Carlo, e a lui si rese. Vedendo questo la regina, e che senza speranza era e che ogni soccorso li era mancato, impetrò da Carlo di poter venire a parlamento con lui; il perché venuto Carlo ne l’orto del castello, la regina li fece reverenza come a re, poi li disse queste parole: — Io ti ho avuto insino ad ora in loco di figliuolo, ma ora, poiché cosi piace a Dio, io ti riconosco e tengo per mio signore: per la qual cosa e l’onor mio e del mio marito Ottone ti raccomando. — A le quali parole Carlo rispose: — Io ti ho sempre amata come madre e cosi intendo fare per l’avvenire. L’onor tuo e di messer Ottone l’arò raccomandato. — Allora la Giovanna se li détte e onorevolmente accompagnata fu mandata in un altro loco e ben guardata, e con lei furono presi molti baroni e gentiluomini e dui cardinali creati da Clemente VII antipapa. Presa la regina Giovanna e acquistato Napoli, tutto il resto del reame in un subito si détte a Carlo, il quale rilasciò in libertá Ottone con condizione che uscisse del regno; e scrivendo in Ungaria de la sua felice vittoria, dimandò ancora il parere del re Lodovico quello avesse a fare de la persona