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aveva revocato di Grecia e come nato del suo sangue l’aveva in corte onoratamente tenuto; e avendo detto Tancredo un figlioletto chiamato Roggero ancora piccolino, lo fece intitolare re insieme con lui. Per la qual cosa avendo Clemente mandato l’esercito a la recuperazione del regno in Italia, tutta la Puglia e la Calabria mise sottosopra; imperocché volendo racquistarla, e Tancredo contraponendosi, ogni cosa fu di rapine involta e di incendi e di ruine. Ma avendo per sopragiunta di maggiori cure, e per la morte che seguitò, lasciata l’impresa imperfetta Clemente, Celestino III, che a lui successe, deliberò seguitarla; onde il di sequente la sua intronazione de l’anno 1191 dichiarò imperatore Enrico VI figliuolo di Barbarossa, il quale da li elettori de l’imperio era stato creato Cesare, con queste condizioni: che ’l dovesse rendere a la Chiesa tutte le sue terre che lui occupava, poi a sue spese dovesse racquistare per sé il regno de le due Sicilie con la ricognizione de la Chiesa e con il pagamento del debito censo.

Il che acciò che piú coloratamente e meglio potesse fare, cavò occultamente, per opera de l’arcivescovo di Palermo, Constanza figliuola giá di Roggero IV, figliuolo del re Roggero, avo del buon Guglielmo, la quale era abbadessa del monasteri© di Santa Maria di Palermo e giá di etá di cinquant’anni, male atta a produrre figliuoli, e fecela condurre a Roma e in Roma glie la diede per donna, dispensandola de la religione, ancora che buon tempo fusse stata professa; e lei insieme con l’imperatore coronò l’anno 1191, acciò che sotto specie di successione e di dote avesse Enrico piú onesto titolo a l’acquisto del regno. Ma acciò che piú chiara notizia di Tancredo c di Constanza si abbia e la varietá de le cose umane ad instruzione di qualunque che legge si intenda, è da sapere che Roggero III, primo re di Sicilia, ebbe un suo primogenito figliuolo chiamato ancor lui Roggero, e per farlo instruire di lettere e di costumi pensando far meglio a levarlo de la malizia e delizie de la corte sua propria, lo mandò a Roberto conte di Lecce