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a far danari, terribile contra saracini; resse con giustizia, edificò molte chiese e palazzi e giardini, facendo molte belle opere, e per aver posseduto Puglia, Calabria e Sicilia e fatta tributaria Tunisi in Africa, portava ne la sua spada questo verso scolpito: Apulus et Calaber, Siculus mimi servit et Afer.

Guglielmo, secondo nel regno, ma quarto ne l’ordine de’ Guglielmi, figliuolo primogenito di Roggero, a suo padre successe, e nel principio de lo stato corse ne le terre de la Chiesa e per forza d’arme occupò Benevento, Ceperano e Bauco terra di Campagna di Roma: per la qual cosa da Adriano IV allora pontefice fu escomunicato, e li sudditi assoluti da la obedienza sua. Né migliorando per questa censura ne li costumi suoi, avvenne dappo’ alcuni anni che, essendo giá stato a Roma la prima volta e partito Federico Barbarossa, vennero ad Adriano pontefice alcuni ambasciatori mandati da Roberto da Sorrento principe di Capua e da Roberto d’Altavilla e da Audoino da Capua e da altri baroni di Puglia e di Calabria a pregare il pontefice che in persona volesse venire nel regno a ricevere le terre che teneva Guglielmo, perché trovaria li popoli dispostissimi a dargliele e cavare di quel regno Guglielmo, il quale in esso avaramente e tirannicamente si portava: onde Adriano, non stato due mesi, fatto tumultuariamente un esercito, si condusse a Monte Cassino e a San Germano, ove trovò molti baroni del regno che con gran gente d’arme lo aspettavano e da tutti si fece giurare fedeltá. Poi mandato innanzi a Capua Roberto principe d’essa e il conte Audoino, lui se n’andò a Benevento, ove si fece fare la fedeltá dal resto dei regnicoli di Calabria, e de’ Salentini e di Puglia, che a San Germano non si erano ritrovati.

Aveva nel principio, quando fu promosso a questa impresa, Adriano scritto per aiuto contra Guglielmo a li due imperatori senza che l’uno de l’altro sapesse, cioè a Federico I Germano cognominato Barbarossa e ad Emanuele II greco; e Federico giá venne a questo effetto sino in Ancona de la Marca, ma sopraggiunto da una crudelissima peste nel suo