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pianto Vescovo gli estremi ufficii il dolore della perdita rincrudiva, il commoversi della Città, delle terre intorno, il frequentissimo accorrere delle genti, che ben si scorgevano condotte dal sentimento della religione, recando alcun conforto, faceva pensare all’efficacia della fede cristiana, che afforza e nobilita le opere e gli affetti umani. Che se talora un tal sentimento pare addormentarsi quasi sopraffatto dalla ressa degli interessi e delle passioni, si ridesta però di scatto tostochè un avvenimento sensibile scuota le menti intorpidite. Ecco: è morto un uomo; che di più comune? Or perchè tanta parte di popolo accorre e si attrista? Ah! il morto è un Vescovo: è il Vescovo nostro ben amato: era lo spedito da Dio a reggere la nostra Chiesa: era il Maestro di religione: era uno dei Mediatori tra la terra e il Cielo. Eccovi la vera fonte del cordoglio comune, e della universale mestizia.

Non altrimenti che in Savona si avverò un tal effetto in Acqui colla giunta di quel più che il filiale attaccamento e la quasi domestica convivenza doveva recare. La Città fu piena di accorsi. L’Eccellentissimo Monsignor Re Vescovo d’Alba scortato dal Capitolo Cattedrale e dal Clero fa la levata: sfila per la Città un imponente corteo. L’Asilo infantile, l’Orfanotrofio, oltre a venti Confraternite, i chierici e gli alunni del piccolo Seminario, gli Ordini Religiosi d’ambi i sessi, numeroso Clero, gran parte dei Parroci e dei Vicarii Foranei, la rappresentanza della insigne Collegiata di Campo Ligure, i Cappellani della Cattedrale, il Reverendissimo Capitolo con esso l’Eccellentissimo Mons. Re precedevano il feretro fiancheggiato dal Sotto-Prefetto,