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Giovanni Giuseppe Nicosia ― Cinesi, scuola e matematica ― Bologna, Italia ― 2010


Figura 6 Matteo Ricci (in abiti tradizionali cinesi) e Xú Guāngqǐ (徐光启) raffigurati nel frontespizio dell’edizione cinese degli Elementi di Euclide (幾何原本 jīhé yuánběn) del 1607

Ciò che invece spinse Xú Guāngqǐ a collaborare col Ricci nella traduzione di Euclide fu probabilmente la constatazione della gravità della crisi degli studi matematici che era iniziata alla fine del XIV secolo. Due secoli dopo molti dei principali risultati della ricerca matematica cinese risultavano incomprensibili alla maggior parte degli intellettuali. Egli attribuiva le cause di questa situazione all’abbandono delle pratiche del calcolo da parte degli studiosi, al legame fortissimo che la cultura popolare stringeva tra matematica e pratiche divinatorie per cui la numerologia mistica squalificava tutta la scienza matematica ed infine alla difficoltà dei testi della letteratura matematica che usavano un linguaggio assai lontano da quello contemporaneo. Xú si volse allora alla bibliografia straniera, cosa piuttosto insolita per un letterato cinese e dovuta forse all’influsso del Ricci, e tradusse diverse opere di matematica, idraulica e geografia. La traduzione degli Elementi venne terminata solo alla fine del XIX secolo da Lǐ Shànlán (李善蘭).



3.2.27 I Méi (梅)

Tutto ciò non bastò a ravvivare gli studi matematici, che ripresero vigore solo alla fine del secolo XIX grazie ai contatti con l’Europa e gli Stati Uniti. I matematici cinesi continuarono a dare contributi ma di minore spessore. È da ricordare la famiglia Méi, il cui più famoso membro fu Méi Wéndǐng (梅文鼎, 1633-1721). Nella sua opera si manifesta una sensibilità occidentale quantomeno nella scelta dei temi. Si occupò infatti della Sezione Aurea. Ciò lo porto a superare la contrapposizione tra la matematica tradizionale e le novità importate dal contatto con i missionari, che in quell’epoca aveva preso la forma di uno scontro ideologico. Méi si dedico all’insegnamento della matematica, che lo porto a viaggiare per il Paese, piuttosto che alla ricerca od alla carriera burocratica. Ebbe molti studenti.

Molti tra i suoi fratelli e nipoti furono matematici ed astronomi. Tra essi Méi Juèchéng (梅瑴成, 1681-1763) che fu per nomina imperiale il curatore responsabile della maggiore enciclopedia matematica della storia cinese, la Raccolta dei principi fondamentali della matematica (数理精蕴 Shùlĭ jīingyùn, 1723) e che curò anche le Opere della Famiglia Mei (丛书辑要梅氏 Méishì cóngshūu jíyào, 1761)


3.2.28 Il periodo dei critici

Il XVIII secolo vide alcune raccolte critiche di lavori della tradizione precedente. Dài Zhèn (戴震, 1724 - 1777) curò la Libreria completa delle quattro branche della letteratura (库全书四 Sìkù quánshū, 1773) e fece pubblicare nuove edizioni di alcuni classici del pensiero matematico.

Ruǎn Yuán (阮元,1764 - 1849), nel corso di una vita dedita al servizio dello stato e ad una ricerca matematica molto vasta, scrisse le Biografie di astronomi e matematici (传畴人 Chóurén zhuán), contenente le biografie di 275 scienziati cinesi e di 41 matematici occidentali. Per la verità in questo testo si includono nella categoria dei matematici esperti e studiosi di diverse discipline (astronomi, calendaristi, geografi, ingegneri, economisti,…), compresi alcuni poeti e musicisti. Probabilmente prevale l’intento critico di salvaguardia della cultura cinese dall’infiltrazione di contenuti di origine

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