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Giovanni Giuseppe Nicosia — Cinesi, scuola e matematica — Bologna, Italia — 2010
5.3 Aspetti della didattica praticata
5.3.1 Il calcolo

La matematica è ritenuta in Cina una parte immancabile delle competenze di una persona colta.

L’ignoranza in questo campo è vissuta con vergogna maggiore che in Italia, specialmente per quel che riguarda le capacità di calcolo rapido mentale.

In molte famiglie c’è addirittura l’abitudine di coinvolgere i bambini in giochi matematici come gare di somme orali: il padre lancia una sfida come “cinque più sette?” ed i bambini presenti rispondono facendo i calcoli a mente; vince chi risponde per primo dicendo il risulato corretto. Questi giochi riscuotono un grande successo e alcuni cinesi adulti raccontano quelle serate remote con commozione. Anche la scuola riflette questa passione per la matematica. Alle elementari le si dedicano almeno 12 ore settimanali e non meno di 6 nella media inferiore.

Le connessioni tra la matematica e le altre scienze e la sua importanza per lo sviluppo tecnologico sono non solo istanze assodate, ma addirittura obiettivi didattici: la scuola cerca di farne prendere coscienza agli studenti per motivarli e per permetterne sviluppi di studio autonomo.

Il nozionismo è ora combattuto e gli si preferiscono prassi che privilegino la deduzione e la costruzione di modelli matematici sulla base di situazioni e problemi reali.

Il calcolo ha in ogni caso un ruolo importante. Per capacità di calcolo nelle indicazioni ministeriali (Xie, 2004) si intende esser capaci di calcolare seguendo formule, regole ed algoritmi con la consapevolezza dei motivi per cui si scelgono determinate procedure nelle condizioni date dai problemi di riferimento. Si richiede sempre allo studente di trovare la soluzione più semplice perché la flessibilità e la consapevolezza nella scelta di strategie e procedure sono ritenute elementi fondamentali.

Le capacità di calcolo sono suddivise in tre livelli:

I) calcolare correttamente secondo procedure ed algoritmi dati;
II) calcolare con maggior sicurezza e velocità dopo molto esercizio;
III) calcolare bene e rapidamente scegliendo con flessibilità i modi più semplici.


5.3.2 Eredità nozionista

L’etica confuciana prescrive un forte rispetto per gli anziani, l’autorità e la tradizione. Inoltre esalta il valore della cultura e dello studio. Ciò fa sì che i cinesi facciano solitamente grande affidamento sulla scuola e che studenti e famiglie nutrano su essa grandi aspettative.

La Cina è stata a lungo un Paese statico, in cui i ruoli sociali, le condizioni individuali ed i mestieri facevano parte di un sistema che si riproduceva tra le generazioni. La mobilità sociale è un fatto acquisito da tempi recentissimi. La divisione del lavoro funzionava sulla trasmissione di padre in figlio in maniera assai rigida. L’educazione e la didattica erano ritenute efficaci quanto più consentivano al discente di riprodurre esattamente quanto mostrato, spiegato o semplicemente raccontato dal docente. Ciò riguardava tutti gli ambiti, da quello professionale a quelli più astratti e nettamente culturali.

La prassi didattica più apprezzata era di tipo trasmissivo ed in larga parte iconico. Il docente parla dell’oggetto disciplinare o lo mostra e gli studenti ascoltano, guardano, ripetono e memorizzano. Questi è la fonte del sapere ed ha indiscutibile autorità, quelli sono come i vasi da riempire con le conoscenze che non hanno. Il nozionismo è il corollario di una simile concezione ed ha fatto da padrone per lungo tempo nella didattica cinese.

Oggi questo modello è stato largamente messo in discussione e si preferisce parlare di sviluppo complessivo delle facoltà dello studente, di cui l’insegnante costituisce la guida, organizzando le esperienze didattiche necessarie. Il nozionismo e la memorizzazione sono tuttavia elementi che riaffiorano di tanto in tanto dallo sfondo anche oggi.


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