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con gli operai, che, come servi, eran parte dei loro tenimenti, si costruiva quasi senza sborso di moneta, che invece era necessario per le pitture e i mosaici. E se qualche volta chiamaronsi maestranze da Pisa, a queste era sufficiente la larga ospitalità e i doni in natura.

Per lo più il paramento esterno estendevasi anche nell’interno, e la tradizionale lavorazione della pietra da taglio trovava mirabile applicazione nelle arcate, nei pilastri, nelle cornici, negli amboni, più o meno istoriati, e negli altari, consistenti in tavole monolitiche portate da quattro colonnine angolari.

Le arcate poggiano su sostegni, colonnine o pilastri, direttamente sui capitelli all’uso romanico.

Per lo più la navata centrale è senza volta con coperto sostenuto da cavalletti in legname, mentre le due laterali sono scompartite in campate coperte da volte a crociera.

In una sola chiesa abbiamo le volte anche nella navata centrale, e cioè in S. Pietro di Sorres, un vero gioiello in cui par che siansi fusi il razionalismo dello scienziato e la poesia dell’artista.

La forma delle incavallature è la primitiva: triangolare con la catena e i due puntoni: mancano gli arcarecci, e perciò il tavolato sostenente il coperto laterizio o plumbeo poggia direttamente sulle incavallature, le quali sono a breve distanza, da m. 0.80 a m. 1.00 una dall’altra. Di conseguenza una folta armatura di travi sovrasta la scura navata e ne termina nobilmente le linee verticali. Solo più tardi all’apparire delle forme gotiche, prima che s’adottassero le volte a crociera a costoloni sagomati intersecantisi in gemme anulari, il tipo della capriata s’arricchisce di nuove membrature (monaco e saetta). E così le incavallature si discostano: si aggiungono gli arcarecci e poichè dalle ampie bifore si distende per la navata la luce smagliante del nostro cielo, gli artefici sentono il bisogno di decorar le travi e le tavole con ornamentazioni policrome come nelle Chiese di S. Pietro di Zuri e della Maddalena d’Oristano.

L’uso frequente di queste armature di legname attesta che le maestranze locali vollero continuare le antiche tradizioni delle primitive basiliche cristiane. in cui le navate si coprivano interamente di legname; fors’anche non si peritarono d’accingersi a strutture che, come le vòlte, richiedono cognizioni statiche che loro mancavano.


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