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La pianta a croce latina è usata raramente, mentre nella maggiore parte delle nostre chiese, come in S. Pietro di Sorres, in S. Maria di Tratalias, in S. Pantaleo di Dolianova, in S. Antioco di Bisarcio in S. Maria del Regno d’Ardara, in S. Maria d’Uta, predomina la pianta basilicale, inspirata alle forme paleo-cristiane, colla sala spartita in tre navate da due file di colonne o di pilastri. Nelle piccole chiese di campagna la sala non è divisa ma riducesi ad una sola navata terminata dall’abside per lo più circolare. La spartizione della sala a due navate è poco frequente, e più che da criteri stilistici questa forma iconografica fu dettata da esigenze economiche.

La policromia, ottenuta con decorazioni affrescate od intarsiate, non ebbe seguaci nei costruttori dei monumenti medievali della Sardegna e si spiega ciò, oltre che nelle limitate risorse economiche dei committenti, nel fatto che gli svariati materiali costruttivi di cui è ricca l'isola poteano permettere di conseguire gli stessi effetti con minore spsa.

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In Sardegna l’influenza dei materiali sull’architettura dei suoi monumenti è sensibile specialmente per la bellezza e la varietà delle sue pietre e per il loro avvicendarsi anche in zone di limitata estensione.

Laddove, come ad Ardara, sono numerosi i craterî di vulcani spenti e il materiale costruttivo è fornito unicamente dal duro basalto, l'architettura si presenta sobria, priva di decorazioni ed uniforme nel suo severo paramento, mentre a Sorres, a Saccargia, a Tergu, dove le colate vulcaniche coprono i giacimenti calcarei, i costruttori trassero partito dalla differente natura e colorazione dei detti materiali per un’armonica alternatività di filari bianchi e neri profondendo nelle cornici, negli sfondi, e nei capitelli scalpellati nel morbido calcare l'ornamentazione più ricca e più squisita.

Le tenere arenarie delle cave di Dolianova permisero agli artefici della antica cattedrale di S. Pantaleo di sbizzarrirsi nelle più svariate decorazioni e nelle più grottesche figurazioni che artista medievale abbia potuto concepire.

Cagliari profittò della sua pietra forte (calcare), resistente alle azioni atmosferiche ed agli sforzi di pressione, per innalzare le alte torri e per dotare le strutture murarie della sua cattedrale di tersi paramenti che il tempo ingentilì con una patina di calda intonazione.

La mancanza quasi assoluta di muratura in cotto caratterizza la


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