Pagina:Chi l'ha detto.djvu/205

[579] Gioventù, vecchiezza 173

579.   Ora siam (o Noi siamo) piccoli,
Ma cresceremo.
Difenderemo
La libertà.

inno di cui non si conosce con assoluta certezza l’autore. Qualcuno lo attribuiva a Pietro Roggeri da Stabello, poeta bortoliniano, il principale fra i poeti vernacoli bergamaschi e autore di altri inni popolari del tempo, stampati pure anonimi; ma è invece da ritenersi quasi come sicuro (D’Ancona e Bacci nel Manuale della letter. ital., vol. IV. p. II, Firenze, 1894, p. 614), ch’esso fu composto nel 1796 per il Battaglione della Speranza di Modena da Giovanni Fantoni, più noto sotto il nome arcadico di Labindo. Davide Bertolotti nelle Notizie intorno alla vita ed alle opere di Giovanni Fantoni preposte alle Poesie del Conte Giovanni Fantoni fra gli Arcadi Labindo (Milano, per Giovanni Silvestri, M.DCCC.XXIII), a pag. X scrive: «Le piazze di Milano e di Modena lo intesero a predicare la popolare autorità, ed in quest’ultima città ancor rammentasi la radunanza di ragazzi da lui fatta, armati di fucili di legno, ch’egli chiamò il Reggimento della Speranza, e per cui scrisse un Inno che andò a stampa, e che cominciava " Ora siam piccoli — ma cresceremo " ecc. ecc.» — Ma l’inno non è stampato nella raccolta Silvestri — e ciò si capisce dato lo spirito antitedesco che lo ispirava - e neppure nelle raccolte posteriori. Si trova, ma raccolto dalla tradizione, nella raccolta di Eugenia Levi, Fiore di poesie italiane antiche e moderne, facili per i ragazzi d’Italia (Firenze, Bemporad).

Forse, se è proprio del Fantoni, fu stampato in foglio volante, in stampa del tempo. Ma di tali edizioni non si ha notizia: e lo Sforza non ne registra alcuna nel suo diligentissimo Saggio d’una bibliografia delle opere di Labindo (nel Giornale Storico e Letterario della Liguria, a. VII-VIII). Ved. nel Fanfulla della Domenica, gli articoli di D. Lucattelli (n. 9 del 27 febbraio 1916) dove l’inno ricordato per incidenza è affermato di autore ignoto; di A. Ottolini (n. 10 del 5 marzo); di Gerolamo Lazzeri (n. 27 del 2 luglio); ancora dell’Ottolini (n. 29. del 16 luglio), e finalmente ancora del Lazzeri (n. 31 del 30 luglio).