assai meno che non la schiatta carolingia di cui fu rovina; ondechè si vede essere stata piccola e cattiva idea. E quanto a quella bellezza dell’edifizio della Cristianità posta in bilico su due centri, io non so guari veder nulla di tutto ciò; posciachè in somma il centro imperiale non durò se non quegli 88 od anzi quei 14 anni, dopo i quali ogni re fece il re da sè, senza curarsi dell’imperatore più che di qualunque altro re. I due centri o perni esistettero sì veramente, ma per l’Italia sola; dove l’imperiale fu non fortuna ma sventura grandissima e moltiforme. Perciocchè prima, fu causa che dovendo l’imperatore esser re d’Italia, tutti i re carolingi vollero quel regno, e così sei disputarono e l’invasero. Poi fu causa che i pochi principi italiani, due Berengarii, un Guido, e un Arduino riusciti a farsi re d’Italia, non poterono rimaner tali come altri principi rimasero re di Francia, di Spagna e di Germania; il che, sia o non sia da lamentare per li tempi seguenti, certo fu gran danno per quelli, ne’ quali l’Italia ne riuscì più invasa, più avvilita, più corrotta che non sia stata mai ella o niuna nazione cristiana. Perciocchè certo furono molto avviliti quei Re che sottoposero la corona Italiana alla Tedesca; avviliti tutti quegli altri principi italiani che non traevan potenza se non dalle intervenzioni straniere; avvilite quelle principesse mere-