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capo settimo 89

Parma a un altro simile; e Toscana a un ramo della nuova casa austriaca, che pur diventò italianissimo. E così accresciuti, rinnovati quasi tutti i Principati italiani, non rimase straniera se non Milano con una striscia di Lombardia. E allori di nuovo si toccò in altro modo all’indipendenza compiutala seconda metà del secolo xviii somigliò alla seconda metà del xv; con questo vantaggio di più, che nel primo l’Italia era in sul retrocedere, in questo era tutta sul progredire. — Nè furon soli a venirci così di fuori i risorgimenti civili. Io scongiuro gli scandali; e noto subito che questo era in quasi tutta Europa il tempo di una perdutissima filosofia; ma era pur il tempo di progressi incontrastabili in molte arti, ne’ commerci, in tutte le scienze materiali, in molle civili. E l’Italia ebbe allora il gran senno di prendere molto di questi, e poco di quella; prese il buono e lasciò il cattivo degli stranieri; seguì quell’esempio de’ proprii maggiori, i Romani, che è più di niun altro degno di tramandarsi a’ nepoli. Ed io pur m’affretto a spiegare, per coloro che contro ai fatti generali più chiari hanno il vizio d’addurre le eccezioni particolari non mai mancanti, che qualche male fu preso, qualche bene lasciato senza dubbio. Ma in somma, questi furono i tempi in Napoli di Carlo Borbone, in Firenze di Leopoldo, in Milano del con-