Pagina:Cesare Balbo - Delle speranze d'Italia.djvu/105


capo settimo 73

che non le stesse mediocrità e sciocchezze guelfe, perseguite con tanti disprezzi da Dante. E molti pur troppo fecero come lui; molti si ritrassero dalla parte guelfa diventata non meno straniera che la ghibellina, si ritrasser da’ Papi diventati stranieri. Vedesi nell’opere degli altri due padri di nostra lingua Petrarca e Boccaccio; e vedesi nel fatto de’ Vespri Siciliani, e in quel di Cola di Rienzi, e in tutti quelli italiani fino al ritorno dei Papi. La parte guelfa aveva perduta la sua virtù primitiva. Ma la ghibellina non ne aveva guari acquistata; perchè non n’era in sua natura; perchè non ne può essere in niuna parte contraria all’indipendenza nazionale.

10. Dal ritorno de’ Papi fino alla morte di Lorenzo il Magnifico, è la decadenza dei Comuni italiani, è quel secolo xv tanto inferiore in virtù politiche al xii e al xiii, in lettere al xiv e xvi; quel Quattrocento che, salve l’erudizioni e Parti, si potrebbe ricordare all’ingrosso col nome di secolo di mediocrità. I papi reduci di quel soggiorno di Avignone che fu chiamato cattività di Babilonia, non ritrovarono nè il capitanato di parte guelfa nè quasi parte guelfa. Le parti, snaturale, cadono da sè. E tra la guelfa non più buona, e la ghibellina non istata buona mai non rimase più parte nazionale nessuna. Vera e compiuta nazionalità italiana non era stata mai; ma