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morato confusamente e dalla moltitudine, le colpì l’orecchio e la fece voltare. Vide allora Pietro che, levatosi la giacchetta e le scarpe, era già più che a mezzo dell’antenna. Tutti gli occhi erano rivolti su di lui, perchè tutti conoscevano la sua agilità e la sua destrezza. Ella sentì un’improvvisa trepida ansietà, come un desiderio indefinito ch’egli vincesse; teneva gli occhi fissi su di lui e quasi ratteneva il respiro. Ad ogni palmo ch’egli saliva, la sua bocca s’atteggiava ad una ineffabile espressione di gioja, e quando lo vide toccare la cima e ghermire la bandiera non potè a meno di sorridere di compiacenza. Un applauso spontaneo scoppiò universalmente. Tutti fecero corona al vincitore, il quale fu portato in trionfo a ricevere la meritata ricompensa. Nel passare dinanzi alla Cecilia, ei la vide ridente, e ciò lo fece anche più lieto della riportata vittoria.

Quando tardi la Cecilia ritornò a casa, aveva il volto colorito, non era mai stata sì allegra e sì vivace, aveva preso parte alle liete canzoni delle compagne; ma dalla parte del cuore sentiva una pena continua, che invece di scemare, si andava anzi ogn’istante più aumentando.


III.


Era quello un palpito nuovo, crescente, immenso, che faceva balzare il cuore della povera innocentina. Ma ella sforzavasi di allontanare un pensiero che di tratto in tratto le si affacciava alla mente. Guardava con occhi dolenti le sue povere vesti, le mani incallite; pensava alla sua sì disprezzata condizione, e tutte le più belle illusioni le svanivano ad una ad una, ed il sorriso che stava per spuntarle sul labbro, si convertiva in una amara espressione di angoscia. Dimagrava, impallidiva, cercava di reprimere i palpiti del suo povero cuore, scongiurava la Vergine che la facesse morire perchè ella non poteva più