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vòlta celeste, o la natura assorta nella profonda quiete dell’imminente notte, sentiva scendersi nell’anima un senso di melanconica e rassegnata tristezza, la quale mentre poneva la calma nel suo cuore, sollevava la mente sua a pensieri di pace indefinita, di gioje non periture e più belle, alla soave certezza di un premio eterno ai presenti dolori. E sollevata da questi pensieri ella si alzava, e ripresa la mezzina coll’acqua, ritornava sollecita a casa, acciò non essere per il soverchio indugio, sgridata. Era appunto una di queste sere, in cui ella si era abbandonata alla piena dei suoi pensieri, allorchè si sentì riscossa da una voce dolce e malinconica che le diceva: Cecilia, sempre così trista, e perchè? — Che cosa tanto vi affligge? — Ella si volse, coperto il volto di rossore, e riconobbe Pietro, il figliuolo di un ricco contadino vicino alla casa sua, il quale ritornando la sera dal lavoro, l’aveva scorta qualche volta, senza che ella se ne fosse avvista, in quella posizione di profondo accuoramento, ed era rimasto sempre estatico a contemplarla, senza però mai azzardarsi di dirle una sola parola. — Non ho nulla Pietro, nulla — , rispose la fanciulla, e si accostò alla fonte per riprender la brocca già piena. Ma egli balzando di un salto, la prevenne, sollevò la mezzina da terra e porgendola a lei, soggiunse: — Oh! mi dispiace tanto, Cecilia, di vedervi così seria! Credete proprio che mi fate male! — Ella sentì una lacrima cocente cadersi sulla mano, e a forza celando un’interna e subita commozione, rapida si allontanò. Pietro la seguì collo sguardo mestamente affettuoso. L’auretta della sera, che mollemente aleggiava d’intorno, accolse in uno due sospiri che nell’istante istesso uscirono da due cuori, e sulle sue ali leggerissime li trasportò fino al trono d’Iddio!