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d’aqua, e trombe per vuotare i sotterranei, e aqua salsa nei filtri, e il ponte che s’apre male e vien urtato dalle navi, o si chiude male e viene arietato nell’unico suq sostegno verticale dalla locomotiva. Chi propone cose sì straordinarie, deve provar prima la sua perizia nelle cose più triviali.

Le cinque piazze lungo il ponte fanno in tutto quasi novemila metri di superficie, circa tredici pertiche milanesi. Furono divisate dal sig. Meduna più per commodo e bellezza, che per necessità; e ad ogni modo nella laguna non sembran opere molto difficili e dispendiose; tantoché il sig. Milani non le notò tampoco nel prospetto delle spese. Se non m’inganno, a questo modo si formarono a Venezia i Giardini Publici e il Campo Marzio; e pare che vi si adoperi la terra estratta dai canali di navigazione. S’è veramente vero, che importi tanto di non intercettare il passo alle navi marittime d’alta alberatura in quel Canal Colombola, e di lasciare un varco difendibile tra il ponte lungo e la città; ebbene raccorciate il ponte, e questo è già un guadagno; risparmiate quel fragile giocáttolo del ponte girevole, e fate terminare il ponte lungo in un’ultima piazza, più ampia di tutte. E sopra quella non fate un Giardino Publico, nè un Campo Marzio; non fate le - piazze "coltivate a giardinetti con piante e fiori ed eleganti fabricati di genero diverso, diretti al ricovero, al riposo, al diletto dei passaggeri" (§ 176, p. 43); ma fate piuttosto una stazione. Isola per isola, tanto val questa come la vostra; vi troverete in faccia al Canal Grande, al Canal Regio, al Canal dei Marani, a quelli che vengono da Mestre e da Fusina e dalla Giudecea, e da tutte le parti insomma, in luogo assai più commodo e libero che non le vicinanze di S. Simeone Piccolo. E Venezia rimarrà ancora nel verginale isolamento in cui nacque; e il ponte, che rispettoso si arresta al márgine della sua circonvallazione, non introdurrà in riva al Canal Grande i carri e le carrozze, che di passo in passo inoltrandosi, imporrebbero ben tosto di spianare le curve de’ suoi ponti, e sotterrare le sue vie d’acqua.

Noi studiosi delle arti della pace e dell’economia, non di quelle della guerra e della distruzione, non abbiamo diritto ai discutere le asserzioni erronee, che riguardassero l’arte