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potuto farne da Milano a Venezia un selciato continuo di lastre di granito largo cinque braccia! E sarebbe costato più di diciotto milioni, pur volendosi supporre che fosse possibile ritrovare la mano d’opera. Ma l’ingegnere aveva valutato ogni lastra al decimo del suo valore, cioè a lire 2,50, e coi quattro pertugi pei cuscinetti lire 3,70; e i direttori approvarono. Era un errore di sedici o più milioni; e noi, già due anni sono, non abbiamo mancato di farlo conoscere agli azionisti nel primo volume di questa Raccolta.

L’ingegnere Milani passò dunque improvisamente dalla pietra al legno; e trascelse pezzi di larice lunghi 2m,50, e grossi 15 centimetri; e li valutò a lire 5,5o; cioè più del doppio che non avesse prima valutato i graniti lunghi mezzo metro di più. Ma vaglia il vero: con questi improvisi cangiamenti è sciolta forse la questione fondamentale, se convenga più il legno o la pietra? Si è forse fatto il confronto tra la maggiore spesa capitale dei dadi e la dispendiosa manutenzione del legno nei nostri paesi, dove questa materia, come si vede, assai costosa anch’essa, soggiace all’alternativa di piovose stagioni e di lunghe siccità? Dopo quanti, anni bisognerà innovarla? Epperò sopra quanti anni dovrà ripartirsi la spesa del rinnovamento. La differenza non è grande tra lo spendere il doppio d’una somma, o lo spendere la stessa somma due volte. Poi rimane a vedersi se le due volte basteranno. Non vale citar paesi scarsi di sasso, e climi umidi; la gran linea del Belgio non è ancora compiuta, e non può porgere esempi utili sulla durata finale del legname. Perchè dunque in tutte quasi le opere publiche, e perfino nei paracarri, che non devono lottare continuamente con enormi pesi, si è presso di noi con universale consenso abbandonato l’uso del legname? Perchè gl’ingegneri della strada di Como persistono nel proporre i dadi di pietra? Chi ha ragione di questi ingegneri, e chi ha torto? Perchè il sig. Milani stesso aveva dapprima preferito la pietra; e perchè i direttori l’approvarono? E perchè dove si tratta del ponte sulla laguna, propose il sig. Milani tuttora la pietra viva d’Istria, dando per ragione: che "il legno dura poco" (§ 80) e che "i legnami infracidiscono presto dappertutto" (192) e che "bisogna che i materiali siano quelli che danno "all ultimo il maggior vantaggio"?(§ 171). Se ciò è vero