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tesi sulla carta topografica egli seguo un tracciamento che congiungesse le sei preselitte città, studiando solamente d’ottenere i più lunghi rettilinei a mite angolo, e d’evitare le grandi masse di caseggiato. Segnata la linea sul tavolo, pensò a portarla tale e quale sul terreno.

A quest’uopo poteva ben contare sulla Carta del nostro Istituto topografico, e massime sugli studj in grande scala, che stavano a sua disposizione in quell’officio. Ciò bastava a trovare con sicurezza qualunque punto, ed ottenere linee bastevolmente precise, poiché quella Carta riposa sopra una serie di punti trigonometrici, studiati a tutto rigore da geografi ed astronomi di sommo merito. Ma gli parve meglio fare un lavoro inutile e malsicuro, una teatrale costruzione di torri di legno con fuochi notturni, come se si trattasse di slanciare una prima traccia di mappa topografica nelle solitudini dell’Orenoco. Tutti gl’ingegneri, e tutti quelli che potevano apprezzare l’opera dell’Istituto topografico, ne mormoravano.

Imposta al terreno una linea arbitraria, e non produtta dallo studio dei livelli, si passò con ordine prepóstero a livellarla; e quest’unica linea di livellazione non venne tampoco ribattuta; e, se si eccettui qualche tronco, che venne poi lievemente modificato, e assoggettato perciò a nuova livellazione, questo è tutto lo studio vero del terreno, che la società possede oggidì, con quel dispendio di tempo che tutti sanno, e quel dispendio di denaro che poi si vedrà..

Non mancarono allora esperti ingegneri di farne rimostranze ai direttori; e l’ingegnere geografo Manzoni presentò loro un apposita memoria. E i direttori avevano dallo Statuto (§§ 56, 60) il dovere di far la nomina d'un corpo d’ingegneri; ma essi se n’erano rimessi all’ingegnere in capo; e non conobbero mai officialmente il nome dei subalterni se non dopo il fatto e per mezzo dei rendiconti mensili. Molti entravano, uscivano, restavano, come semplici commessi dell’ingegnere in capo, senza ingerenza dei direttori; e tra questi, i migliori giovani, che, allettati dalla bellezza e novità dell’intrapresa, offrivano il tributo dei loro studj e del loro zelo, ed alcuno l’esperienza di lavori fatti sulle strade ferrate di Francia; e vantiamo fra essi alcuni collaboratori del Politecnico. In dieci mesi sui ruoli della direzione ne comparvero trenta. E con tutta questa folla, non