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quando, volendosi mostrare che voi abbiate ristretta questa lingua toscana, si dicesse che l’avete rinchiusa in un serraglio. Si comincerebbe a far lontana, quando, uscendosi di «serraglio», ch’è genere, si saltasse nella spezie, e si dicesse che l’avete posta «in prigione»: lontana sarebbe poi, quando, uscendo e del genere e della spezie, si passasse ancora nell’individuo, con dire che l’avete messa «nelle Stinche»: avendosi a tirar per tanti gradi di lontananza, che le Stinche siano prigione, che la prigione sia serraglio, e che ’l serraglio sia strettezza. La terza è, che la similitudine o non passi di troppo o non arrivi di gran lunga a quel che si vuol simigliare. Passerebbe di troppo chi, volendo contrafar il Castelvetro, lo facesse il ciel cristallino: non arriverebbe chi lo rappresentasse con uno abbeveratoio d’uccellini o con una ventosa di barbieri; ancora che, quanto alla qualitá del vento ed alla materia vetriuola, lo somigliasse in parte. La quarta è, che non deve simigliar con bruttezza o disonestá: come dire che, volendovi far poeta laureato, non si deve fare un orinale, che Dafne vi pisci sopra; che sarebbe vergognosa e lontanissima in un tempo. Si dicono ancora molte qualitá, che s’attribuiscono alle ben fatte: come dire che siano chiare, delicate, intelligibili, e non volgari a fatto; che feriscano gli occhi e gli orecchi in un subito; che diano moto e vita alle cose, che non hanno anima, e simili: ma vanno tutte sotto le principali che si son dette. Quelle metafore dunque e quelle maschere c’hanno queste condizioni, sono le buone; quelle che piú ne hanno, sono le migliori; e quelle che n’hanno manco, sono le peggiori: le ottime poi si chiamano quelle, le quali si sono tanto simili, che si corrispondono in ogni cosa, e, passando l’una nell’altra, scambievolmente si servono e si rappresentano. Queste, fra le maschere, sarebbon le livree, e fra le metafore, sono le proporzione voli, perché si corrispondono in proporzione, e diventano quasi le medesime: come quella tanto celebrata, che la tazza di Marte sia lo scudo, e lo scudo di Bacco sia la tazza: percioché lo «scudo» serve per «tazza», e la «tazza» per «iscudo». Qui cade a proposito di mostrarvi quanto sia ben presa questa similitudine della maschera e della metafora, essendo con la medesima proporzione a punto che quella