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e questa si significa sotto velo e per metafora: ci s’insegna che quella che si piglia sia onesta; e questa è onestissima, e per tale è stata ricevuta ed approvata dall’uso commune, e da tutti si dice e s’intende senza vergogna. È cavata poi dal medesimo loco topico, che Vergilio, Ovidio, Silio e altri cavano la loro, per significare il medesimo; ché de’ medesimi Galli si parla cosi da loro come dal Caro. Il Caro chiama questi non castrati, con la metafora d’«interi»; essi chiamano quelli castrati, con la metafora di «semiviri». Quanto al loco donde si cavano, ambedue sono le medesime; percioché il Caro la cava dalla parte che non manca agli suoi, ed essi la cavano da quella che manca agli loro: quelli che ne mancano son detti «mezzi uomini»; quelli che non ne mancano si dicono «uomini interi». Ditemi ora: che differenza è quella che voi vi fate di onestá? «Mezz’uomo» è onesto, e «uomo intero» non è onesto? «Quid? ipsa res modo honesta, modo turpis»? Ora io aspetto questa maggior onestá che gli volete dar voi. Ma dubito che non v’intervenga come a quella mona Onesta che, vergognandosi di nominare Bartolemeo da Bergamo col suo cognome, disse «Bartolemeo di quella cosa che pende da quell’altra», e disseto col suo nome. Quando Orazio disse in un loco:

Mascula Sappho... ed in un altro:

Et maribus Curiis, et decantata Camillis,

non veggio che facesse piú onesta traslazione del Caro, a dir «Galli interi»: se giá con maggiore onestá non si deriva dai Bartolemei che dai Bernardi. Queste vostre ciance sono tanto da ridere, che fanno dir cose ridicole ancora a me: però passiamo a quel che dite di poi con una gravitá mirabile.

Castelvetro — Opposizion XI

«Di questa madre». Tutta questa parte è detta come Dio vuole.