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con tre desinenze. Diciamo che sia come un torso di tre persone, e che ciascuna di queste tre siano due, perché di due cose si dicono. «Ambo», eh’è la prima, è tutto questo torso insieme, e comprende «ambi» ed «ambe»; e cosi viene ad esser come un Gerione di tre coppie, cioè di due maschi e di due femine, e d’uno ermafrodito, cioè d’un maschio e d’una femina. In questo modo tutte insieme fanno un sol corpo, e sono d’una stessa natura; e fra tutte tre non corre altra differenza che quella della terminazione e del genere, che è tra «ambi» ed «ambe»: la qual differenza però si confonde per modo, che spesso l’una serve per l’altra; percioché «ambe», che per l’ordinario si dice di due femine, in composizione si dirá di due maschi, come qui: Hai spiati ambedue gli affetti miei...
Io gli ho veduti alcun giorno ambedui...
dove si parla di due soli:
E temo ch’un sepolcro ambeduo chiuda,
parlandosi del Petrarca e d’un suo pensiero. E cosi «ambi», che ordinariamente si dice di due maschi, si dirá d’una femina e d’un maschio: uditene gli essempi in composizione e senza:
L’un di virtute, e non d’amor mancipio,
l’altro d’entrambi...
Ambi ignudi abbracciati in quel diletto,
dicendosi di Marte e di Venere. Onde si vede che tra «ambe» ed «ambi», non rimane altro che una picciola diversitá.della desinenza. Ma tra «ambo» ed «ambe», e tra «ambo» ed «ambi» ogni cosa è per indivisa. Anzi che «ambo», accordando «ambe» ed «ambi» in quel che discordano, piglia sopra di sé a farne un solo individuo, e di nome e di genere e di numero, e di tutto che possano aver tutte tre, vuol servire essa sola. E che serva per «ambi», vedetelo qui:
Al fine ambo conversi al giusto seggio...
Tr’ambo li primi gli occhi tuoi ritrovi.