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rivolgendosele, come per ischerzo le disse: — Addio, Cloe; io me ne vo sotto, a star con le ninfe; — e tuffatosi in un tempo davanti a lei, se n’andò lungo le sponde, coperto dall’ombra delle ripe, a riuscir chetamente dentro le grotte; e, postosi in una di esse all’asciutto, attendeva, dalla crepatura d’un sasso, quel che la fanciulla facesse. La Cloe, poscia che di vista l’ebbe perduto e che egli, per molto che l’aspettasse, non ritornava, credendosi prima certamente che affogato si fosse, dirottamente piangendo e gridando, s’era giá mossa correndo, a cercar d’intorno qualcuno per veder di soccorrerlo; quando Dafni, con certe voci chiamandola, la fece fermare. Poscia di nuovo, per ischerzo, con tutto che molto fosse chiamato da lei, mai non rispose; ma le istesse voci della fanciulla, dall’eco della grotta rintonate e, cosi donnesche come erano e da quelle di Dafni diverse, indietro tornando, come da piú grotte, per la diversa distanza, diversamente riverberavano; cosi di piú donne e di piú sorti voci parevano alla semplicetta che fossero: laonde, ricordandosi di quel che Dafni nel tuffarsi avea detto, le venne da credere che ivi dentro albergassero quelle ninfe, le cui statue di sopra nel tempio si adoravano. Questa credenza le crebbe maggiormente, quando, chiamandolo, sentiva le voci, qual piú da presso e qual piú da lontano, che medesimamente lo richiamavano. — Dafni, vieni a me, — diceva ella. —A me, a me, a me, — le voci rispondevano. — Chi ti ritiene, Dafni mio? — Io, io, io, — separatamente reiteravano. Questi e molti altri simili inganni d’eco, di cui non aveva la semplice fanciulla notizia, le persuasero che le ninfe fossero quelle, che il suo Dafni le ritenevano. Giá le sue bellezze, vedute, le avevano desta vaghezza e diletto; ora, celate, le crescevano incendio e desiderio. La téma che fosse morto la trafiggeva mortalmente, la speranza che fosse vivo non la consolava interamente; percioché il pensare che ella ne fosse priva, le recava disperazione, l’immaginarsi che fosse d’altrui le partoriva gelosia. Cosi non era appena stata la meschinella dall’amore assalita, che non solamente da molte, ma da contrarie passioni amorose si trovò in un tempo medesimo fieramente combattuta: sentiva il suo male, e come