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la Nape in su l’aia a battere il grano, gli si fece innanzi con gran baldanza, richiedendolo del maritaggio in questo modo: — A me si vuol dar la Cloe per moglie, che so ben sonare e ben cantare, che so por viti, far nesti, piantar arbori, lavorar co’ buoi e per insino a sventolare in su l’aia. Delle greggi quanto sia buon guardiano, la Cloe stessa ne sia testimone: e’ mi furon giá consegnate cinquanta capre, or son per la metá piú; ed hovvi allevata una razza di becchi, i piú grandi ed i piú belli di questa contrada, dove prima per far montare le nostre capre li pigliavano in prestanza. Io son giovine, io vi son vicino, non sono scandaloso, e sono stato nutrito da una capra come la Cloe da una pecora; e come avanzo tutti gli altri d’ogni altra cosa, cosi ancora gli avanzerò di doni. Eglino vi daranno delle capre, delle pecore, un qualche paio di buoi rognosi e tanto grano che non fora appena bastante a spesare una covata di pollicini: io vi darò di buoni contanti ; ed eccovi qui il danaio. Ma io voglio che voi non ne facciate motto con persona, né manco che Lamone mio padre lo sappia. — E scosso un tratto il sacchetto della moneta, senz’altro dire, in un tempo gli rovesciò tutti nel grembiule alla Nape, ed abbracciò e baciò Driante; il quale, veggendo tanto argento, quanto non averebbe mai creduto di vedere, di presente gli promise la Cloe, e prese assunto di fare che Lamone anch’egli v’acconsentisse. Dafni adunque, restando in su l’aia con la Nape, si mise a girare i buoi per la trita, perché si cavasse a tempo; e Driante, andato a riporre il gruzzolo dove stavano i contrassegni della fanciulla, se n’andò battendo a Lamone e Mirtale a chieder lor Dafni per risoluto sposo della Cloe. E, trovandoli medesimamente nell’aia a misurare orzo, ch’aveano pur dianzi ventolato, li vidde molto sconsolati, percioché n’aveano ricolto poco piú che la semenza; di che li confortò il meglio che seppe, dicendo loro che la ricolta era cosi scarsa per ognuno. Poscia venne a dire come egli e la Nape s’erano deliberati che la Cloe non avesse altro marito che Dafni, e che, quantunque fossero per altrui profferte loro di molte cose, da essi nulla volevano, anzi che piú tosto vi metterebbero dell’aver loro, considerando che, per essersi insieme allevati e per aver pasciuto