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crocchie marinaresche; ed imposto ch’egli avea, tutti gli altri, al calar della sua voce, come un coro a voce pari, con la battuta de’ remi rispondevano. E mentre ciò faceano, dove il mar d’ogni intorno era sfogato, quel lor canto, per l’ampiezza dell’aria dileguandosi, svaniva. Ma poscia che furono a dirimpetto d’un promontorio, entrando in un golfo concavo e lunato ed alle radici del promontorio cavernoso, le stesse voci rinforzarono si, che i pastorelli sentirono: e dal mare ispiccate e bene scolpite cadendo, di nuovo in terra si rimprontavano; percioché, da un vallone, che con esso golfo continuava, ricevute, e per alcuni ripercotimenti raggirate, e come per uno stromento riformate, rendevan voci rappresentatrici di tutte l’altre cose che sentivano, formando partitamente il suono de’ remi dalle voci de’ pescatori, che poscia, in un solo concento unendosi, faceano una dolce e dilettevol cosa a sentire; e tanto stava questa unione a finire in terra, quanto tardava a ricominciar nel mare. Dafni, sapendo come il fatto andava, attendeva solamente al mare, pigliandosi piacer di veder quella barca quasi volare, argomentandosi d’imburchiare qualcuna di quelle canzonette per metterla in sulla sampogna. Ma la Cloe, che non prima che allora seppe che cosa si fosse eco, si volgeva quando al mare, guatando i marinari e quello che imponeva il canto, e quando a terra, mirando la selva e cercando di quelli che rispondevano. Ma, poiché i pescatori e la valle a un tempo si tacquero: — Dafni — disse la fanciulla — di lá da quel promontorio debbe essere un altro mare e un altro legno che navighi, e altri marinari che cantino le medesime canzoni, e che medesimamente si rispondano e parimente si tacciano. — Il giovinetto, udendola, rise dolcemente, d’un dolcissimo bacio baciandola, e, della ghirlanda di viole incoronandola, le prese a raccontar la favola d’Eco, chiedendogliene prima in guiderdone dieci altri baci ; e cosi disse: — E’ sono, bella fanciulla, di molte sorta ninfe: le cantatrici, le boscarecce, le palustri, le quali tutte sono musiche. D’una d’esse fu figliuola Eco, che, nata di padre mortale, era mortale; nata di bella madre, era bellissima. Fu allevata con le ninfe, e le muse le insegnavano a sonar la sampogna e porre in essa tutti i suoni della