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sempre buona maggese. E quando ella sará disposta a far questo lavoreccio teco, conducila a questo loco, accioché gridando non sia sentita, piangendo non sia veduta, insanguinandosi a questa fonte si possa lavare. Ora va’ sicuramente; e, quando tu avrai rotto il sodo alla Cloe, mi presterai poi qualch’opera a rinsolcar la mia maggese: e ricordati ch’io t’ho fatto bifolco innanzi alla Cloe. — Mostro che gli ebbe Licenia questo misterio, come se la cercasse ancor dell’oca, per altra via se n’usci della selva; e Dafni, riandando ciò ch’ella detto gli avea che facesse con la Cloe, per tenerezza di non guastarla, si rattenne da quel suo primo impeto d’assalirla con altro che col baciare e con l’abbracciare. — La griderá — diceva egli; — adunque le farò io male. La piangerá: per certo si dovrá dolere. S’intriderá di sangue: non giá; io non la ferirò, ché le ferite sono quelle che fanno sangue. —Cosi, fatto proponimento di non voler da lei salvo che i soliti piaceri, si trasse fuor della selva; e, giunto dove ella sedeva tessendo una sua ghirlanderá di viole, finse d’aver scampata l’oca dagli artigli dell’aquila; e recandosele in braccio, la baciò piú volte a guisa ch’avea fatto con Licenia nell’amorosa dolcezza, parendogli di poter far fino a tanto senza pericolo. Ed ella, presa la sua ghirlanderá, gliela pose in testa, e baciògli quegli suoi capelli ricciotti, dicendo ch’erano piú belli che le viole: poscia, trattosi della tasca un rocchio di fichi e certi tozzi di pane, si posero a merenda, e mentre che l’uno masticava, l’altro gli rapiva il boccone di bocca, e cosi come due passerotti s’imboccavano. A questa guisa magnando, e nel magnare amorosamente baciandosi, girarono a un tratto gli occhi al mare, e si videro navigar davanti una barca pescareccia. Era il mare in calma, e, non tirando da niuna banda bava di vento, facea mestiero ch’andassero a remi; e, remigando di forza, per avaccio condurre il pesce, ch’aveano preso, a certi gentiluomini della cittá, prima che perdesse la grazia della freschezza, come sogliono i marinari per alleggiamento della lor fatica, vogando e cantando n’andavano. E nel cantare avevano tra loro un comandatore, che, a guisa di papasso stando in prua e dando il tempo del remo, era il primo ad imporre certe