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calati per trovarsi di molte coccole, e come parte alla pania, parte a’ lacciuoli e parte alle ragnuole n’eran restati. Gli altri tutti gli stavano d’intorno e, meravigliandosi e di si lontana impresa lodandolo, l’accarezzavano, lo invitavano a magnar di quel che c’era e delli rilievi del cane, comandando alla Cloe che gli mescesse bere. Ella, di ciò allegra, ma nel viso alquanto acerbetta, porse ber prima a tutti gli altri che a lui, facendo le viste d’esserseco adirata che se n’andasse senza vederla: pure, avanti che gliene porgesse, ne gustò anch’ella un sorsetto; e Dafni, benché assetato, bevve adagio, assaporando a ciantellini, per allungarsi con quello indugio il piacer di vederlasi avanti. Era giá la mensa sgombra di pane e di companatico, e, sedendosi e ragionando come si suole, gli dimandavano: — Come la fa Lamone? come sta Mirtale? Beati loro, che hanno te per sovvenitore e per sostegno della loro vecchiaia ! — Allegravasi Dafni di queste lodi per la presenza della Cloe; ma piú s’allegrò egli quando lo sforzarono a restar con esso loro per lo sacrificio del giorno seguente: che, per l’allegrezza che n’ebbe, poco men che non adorò loro invece di Bacco; e, cavandosi della tasca i suoi bericuocoli, volle che gli uccelli, ch’avea presi, per la cena s’apparecchiassero. Venne il secondo bere ed accesesi il secondo foco, e giá fatta notte cenarono; e dopo molto favoleggiare e molto cantare, sendo ora di dormire, la Cloe se n’andò a letto con la madre, e Dafni con Driante. Ma la fanciulla di nulla prendeva diletto, pensando che ’l giorno di poi Dafni si partirebbe. Dafni si pigliava un piacer vano, parendogli un bel che di dormire col padre della Cloe; e la notte l’abbracciò e baciò piú volte, sognando d’abbracciare e di baciar la Cloe. Fatto giorno, si mise un gran freddo, con una borea che ogni cosa bruciava; ed essi, levatisi, sacrificarono a Bacco un montone d’un anno, e, acceso il foco, lo preparavano per

10 pranzo. In questo mentre, essendo la Nape occupata a fare

11 pane e Driante a cuocere il montone, i giovinetti, veggendoli infaccendati, se n’uscirono a piè del cortile alla grotta dell’ellera, e, di nuovo tendendovi i lacci e ponendovi i vergoni del vischio, molti uccelli pigliando e molte volte baciandosi,