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e di far cotali altre bisogne, le stava presso, ragionandole sovente, come si suol fare con le fanciulle, di darle marito. Dafni, trovandosi scioperato, come quello ch’era assai piú di lei scaltrito e risicato, tentò con questa industria di vederla. Era davanti alle stanze di Driante un cortile, a’ piè del cortile due gran piante di mortella, a’ piè delle mortelle un’ellera e antica cespugliosa molto: stavano le piante l’una poco distante dall’altra, e tra l’altra e l’una stendeva l’ellera le sue braccia in somiglianza d’una vite, con le sue vermene e con le foglie tessute e consertate in modo che facevano come una grotta, a cui d’ogn’intorno pendevano di gran pannocchie di corimbi, a guisa che pendono i grappoli dell’uve per le pergole. A questo loco conveniva una gran moltitudine d’uccelli vernarecci, non trovando per terra da viver di ruspo, né per gli alberi di coccole, né d’altro cibo d’altronde; per che sempre d’intorno vi si riparava un nugolo di merle, di tordi, di palombi, di storni e di tutti quegli uccelli ch’attraggono all’ellera. Prese Dafni l’occasione di questo loco, e la scusa d’uccellarvi, ed usci fuora con la sua tasca piena di bericuocoli melati; e, per dar maggior fede d’uccellatore, portò seco i lacciuoli, la pania, i vergoni, le ragnuole e tutt’altro che faceva mestiero. Era il loco lontano, da dove egli stava, poco piú d’un miglio: durò nondimeno gran fatica a condurvisi, sendo le strade rotte e guazzose per la neve, che non era ancor finita di struggere. Amor tuttavolta ispiana ed agevola ogni aspro e faticoso sentiero; e non che la neve, ma né ’l mare, né ’l foco gli averebbe il suo corso impedito. Correndo dunque, ne venne al cortile, e, dopo scossa la neve da’ piedi, tese le ragnuole ed i lacciuoli, e, messi i panioni, si pose in disparte a sedere, attendendo gli uccelli e la Cloe, se per avventura a uscio o a finestra s’affacciasse. Degli uccelli ve ne vennero assai, e buona parte impaniati, accappiati ed arreticati vi restarono talmente, che non potea supplire a pigliarli, a schiacciar loro il capo e pelarli. Ma nel cortile non usci mai nessuno, né uomo, né donna, neppur un uccello casalingo, percioché tutti si stavano dentro rinchiusi a canto al foco. Laonde il garzonetto, cominciando a sentire che rovaio gli bruciava il capperone, giú tutto