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che senti il primo accento d’essa, spiccata una cavrioletta in aria, si mosse saltando ed atteggiando una moresca di vendemmiatori, e, battendo minutamente ogni minima nota del suono, contraffece quando un tagliator di grappoli, quando un portator di corbe, ora un che pigiasse, ora un che imbottasse, e finalmente un che beesse, e che bevuto, balenando e ’ncespitando, cadesse; e cosi, come ubbriaco cadendo, fece fine, lasciando tutti, che ’l viddero, pieni di meraviglia; percioché tutti i suoi moti furono con tanto tempo, con tanta attitudine e si naturalmente fatti, che a ciascuno parve di veder veramente le viti, il tino, le botti, e che veramente beesse e veramente fosse ebbro. Mostro ch’ebbe il terzo vecchio anch’egli la sua prodezza, baciò Dafni e la Cloe; ed essi, levati suso, atteggiarono la favola di Lamone. Dafni imitò Pane, la Cloe contraffece Siringa: questi lusingando pregava, quella schernendo rideva; questi seguendola correva con le punte dell’ugne, imitando i piedi caprini, quella fuggendo mostrava paura e lassezza: poscia la Cloe s’ascose nella selva, come Siringa nella palude; e Dafni, presa la sampogna di Fileta, quello si grande stromento, secondo che volle far sembiante d’amarla, di pregarla o di richiamarla, cosi sonò quando a lamento, quando a lusinghe e quando a raccolta; si maestrevolmente toccandola, che Fileta meravigliandosi si levò suso e, baciatolo, in dono la gli diede, con patto che a verun altro, ch’a sonare o non lo appareggiasse o non l’avanzasse, giammai non la desse; ed egli, presala e baciatala, dedicò la sua piccola a Pane. Ridotta che fu la Cloe quasi ad una vera fuga, giá notte facendosi, le capre se ne tornarono insieme con le pecore, e Dafni con esso la Cloe, tantoché per insino a notte non si spiccarono l’uno dall’altra; e notte facendosi, per lo seguente giorno si convennero di cacciar la mattina per tempo a pascere. E cosi fecero; percioché, appena spuntato il giorno, che furono al campo, e, visitate primieramente le ninfe e di poi Pane, se n’andarono sotto l’usato albero a sedere, a sonare ed a cantare; poscia si baciarono, s’abbracciarono, si coricarono, e, piú oltre non sapendo, si levarono, mangiarono, bevvero, mescolando il vino col latte. Cosi riscaldati e fatti alquanto piú arditi,