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il giovinetto, destandosi, e d’allegrezza e di dolor piangendo, saltò subito in piedi, ed, inchinatosi reverentemente alle statue delle ninfe, si votò, per lo scampo della Cloe, di sacrificar loro una capra, la migliore di tutta la greggia; poscia, correndosene al pino, dove era la statua di Pane co’ piedi caprini, con la testa cornuta, dall’una mano con la sampogna e dall’altra con un becco che saltava, a lui medesimamente inchinatosi ed adorandolo, lo pregò per la salvezza della sua Cloe, promettendogli il sacrificio del piú barbuto becco ch’avesse. Ed appena nel tramontar del sole restando di piangere e di pregarlo, si mise in collo il suo fastello, e tornandosene alle stanze, consolato Lamone che piangeva, e d’allegrezza empiutolo, poiché egli ebbe alquanto di cibo gustato, se n’andò per dormire, lagrimando sempre e pregando di vedere in sogno le ninfe, e che presto il seguente giorno venisse, nel quale, per la promessa delle ninfe, attendeva che la sua Cloe tornasse. Quella notte, per l’aspettar, gli parve lunghissima e, per l’affanno che egli sosteneva, gli fu durissima; ma soprammodo terribile fu ella e travagliosa all’armata dei metinnesi, per li rei segni e per le molte paure che in quella gli avvennero: percioché, ritirato che si fu il capitano delle galere per uno spazio di dieci miglia, parendogli di dovere alquanto rinfrescare le sue genti stracche e delle fazioni e del remigare, presa una punta che, sporta in mare ed in forma di luna stendendosi, un cotal golfo facea, che sopra ogni tranquillissimo porto era sicuro. Ivi dentro mettendosi, e surte le galere talmente, che di terra nessuna di esse poteva da’ paesani essere offesa, a guisa che si suole in tempo di pace, diede comiato alle genti, che a lor diletto se n’uscissero per il lito a diporto; ed eglino, avendo abbondanza di grascia e d’ogni altra cosa per la preda fatta, si dettero a far gran cena, a mangiare, a bere, a giocare ed a rappresentare come una festa di vittoria. Era giá cominciato a rabbuiarsi, ed aveano per la sopravvegnente notte posto fine ai loro piaceri, quando subitamente parve loro che tutta la terra tremasse, che l’aere lampeggiasse, e che il mare da ogni banda fosse pieno di rumori spaventevoli e d’un percotimento di remi, come se navigasse incontra