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ed alte di quattro, e spargendo il cavaticcio di lontano, attraversarono la bocca d’esse di cannucce, di fuscelli e di sermenti secchi, e stendendovi sopra leggiermente una mano di pagliccio, ed un suolo di quella terra cavata, che vi rimaneva, stavano in modo bilicate che, passandovi sopra pur una lepre, si fiaccavano, mostrando che non erano terra, come parevano. Di questa sorte buche fecero assai e ne’ monti e ne’ piani: tuttavolta non venne lor fatto d’acchiapparvi la lupa, percioché la maliziosa s’avvide che ’l terreno era posticcio; ma le furon ben cagione di disertar molte pecore e molte capre, e poco men che le non furono la rovina di Dafni in questa guisa. Due becchi, ambedue bizzarri, per amor questionando, prima alle cornate e di poi agli urti venendo, nell’ultimo cozzo si tempestosamente si scontráro, che all’uno di essi un corno si svelse. Per che, dolendosi e sbuffando, in fuga messosi, e ’l vincitore incalzandolo senza mai dargli posa, Dafni, della scornatura dell’uno crucciato e della tracotanza dell’altro mal sofferente, con un pezzo di querciuolo in mano il persecutore iniquitosamente perseguitando, e quello fuggendo, ed esso aggiungendolo, l’uno per la paura, l’altro per la stizza non veggendo dove i piedi ponessero, sopra una delle cieche fosse giugnendo, ambedue dentro vi caddero, il becco innanzi e Dafni dietrogli. Di che, certo, o morto o storpiato restato sarebbe, se non che, addosso barcollandogli, gli venne a cadere sopra a cavalcione, e caduto si stava piangendo ed aspettando se qualcuno per avventura vi capitasse, che quindi lo traesse. Ma la Cloe, tosto che cader lo vide, corse alla buca, e, vivo trovandolo, chiamò per soccorso un bifolco, che arava in un campo vicino: il quale venuto, e cercando di corda per calargliene, e non vi si trovando, la Cloe, scioltosi di capo il nastro dell’acconciatura e quello porgendogli, ne fecero prima legare le corna del becco; poscia ambedue all’orlo della buca tenendolo forte, e Dafni aggrappandovi, e del becco medesimo facendosi cavalletta, egli prima ne usci fuora, e di poi tutti e tre ne tirarono il becco, al quale mancava l’un corno e l’altro, per lo castigo avuto dell’altro becco vinto da lui. E questo disegnando poco dopo di sacrificare, lo donarono al bifolco, per