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ATTO V
SCENA I
Barbagrigia, Argentina.
Barbagrigia. Io credo che gran tempo fa non sia avvenuta la piú strana cosa di questa. La povera comare debb’esser disperata: voglio ire a consolarla e levarla di casa, ché questa bestia del cavaliero non le faccia dispiacere. Oh! vèlia in sulla porta, che debbe aver licenziate le donne. Comare, a ogni cosa è rimedio; state pur allegra.
Argentina. Allegra, ah? Se non mi gitto in fiume, non laverò mai questa vergogna che m’ha fatto oggi Gisippo.
Barbagrigia. Tutto è stato per lo meglio: se le cose andavano piú avanti, era maggior disordine, poiché ’l compare è tornato.
Argentina. Chi compare?
Barbagrigia. Il compare cavaliero; non lo sapete ancora?
Argentina. Giordano mio marito è tornato? •
Barbagrigia. Tornato.
Argentina. Oimè! Oimè! Non è dunque morto?
Barbagrigia. Morto, ah? Un morto che voleva far morire altri.
Argentina. Oh! che mi dite voi?
Barbagrigia. Pur adesso ha voluto amazzare Gisippo.
Argentina. E donde è uscito cosi oggi costui?
Barbagrigia. Questo non gli ho io domandato, perché ora è in sulle furie; ma, mentre era alle mani con Gisippo e che Gisippo era per amazzar lui, è sopragiunta la guardia del papa, che gli ha spartiti, e non so poi dove si siano andati.
Argentina. Oh Dio, in che pericolo e in che vergogna son io! Quanto tempo l’ho aspettato, quanto l’ho fatto cercare,