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REPLICA DEL CASTELVETRO

CONTRA LA MEDESIMA CANZONE DEL CARO

Non mancherá a me da scrivere né a voi da leggere, poiché vi piace che sia soggetto delle mie lettere tutto quello che dice il grammaticuccio vostro, pertinente alla canzone composta dal Caro in lode della casa reale di Francia. Alla presenza del quale e d’alcuni altri essendomi ieri presentate certe accuse o opposizioni fatte sopra la predetta canzone, le quali mi mandava un mio amico da Bologna, facendomi sapere che costi erano state publicate senza nome d’autore, ma che da alcune parole sottoscritte loro solamente si comprendeva che colui che l’avea fatte, mostrava di averle fatte contra sua voglia, per compiacere un suo amico che gli aveva dimandato di quella canzone il parer suo, e pregavalo che non dicesse a niuno che fossero sue; noi le leggemmo assai attentamente; e lettele, dopo molte parole, concorremmo tutti, dal grammaticuccio infuori, in questa sentenza: che l’autore di quelle opposizioni fosse un gran presuntuoso e ignorante, ed esse molto puerili e vane. Il quale, furiosamente rapitecele di mano e riguardando in esse, cominciò a dir cosi: — Se l’opponente ha conosciuto il poco valore di queste opposizioni, prima che le facesse, dicendo che le faceva contra l’animo suo e, prima che niuna persona le vedesse, vetando all’amico suo che le palesasse come sue: dunque tutti voi, che le dannate, commendate il giudizio dell’opponente, e state dalla parte sua. Ma, se la cosa sta cosi, perché siete venuti in questo parere, che sia un presuntuoso ed ignorante, se ha fatto quello che fate voi altri tutti? Ma presoppognamo che egli avesse sottoscritte loro infintamente quelle parole, facendolo volentieri e desiderando che si palesassero, come si