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Gisippo. Se non avete a parlar d’altro, non dite piú oltre.

Satiro. Messer Demetrio, ragionano di quel parentado: ora è tempo di batterlo.

Barbagrigia. Che? Non ci avete il capo, o non vi pare il partito degno di voi?

Gisippo. Il partito è maggiore che non merita la mia condizione; ho caro d’esser amato e desiderato da una gentildonna sua pari; non son si amico della fortuna, che non abbi bisogno delle facultá; reputo che questa sia la maggior ventura ch’io possi avere ; conosco che la debbo accettare e che fo male a non farlo: tuttavolta mi risolvo di non potere. La sorte mi mette questo bene innanzi, perché non lo posso usare.

Barbagrigia. Io non intendo questo vostro parlar, e non so perché non possiate, quando vogliate; e voler dovereste, secondo che voi medesimo dite. Oimè Dio, bellezza, onestá, ricchezza ed amore insieme, e in una patria come Roma! E state in dubbio di farlo?

Demetrio. Accioché voi sappiate, qui messer Gisippo, per dolor di una sua donna morta e per ricordanza di lei, è cosi alieno da questa prattica...

Barbagrigia. Per una morta dunque volete scontentare tanti vivi e far contra di voi medesimo?

Gisippo. Morta è ella, quanto al mondo; ma nell’animo mio sará sempre viva ed immortale.

Demetrio. Messer Gisippo, la nebbia delle passioni oscura il lume della prudenza ancora ne’ savi. Se questo non avvenisse ora in voi, non ardirei di consigliarvi in questo caso, sapendo di quanto gran sentimento sete in tutte le cose. Ditemi, se ve lo persuade la ragione, la quale è una perpetua norma delle cose che s’hanno a fare: volete voi non consentirvi per lo dolore, il quale voi sapete che è una alterazione a tempo dell’animo nostro? Il dolor passerá che sará passata l’occasione, e di qui nascerá un altro dolore, che sará il pentimento di non l’aver fatto ; perché il procedere del tempo e le necessitá della vita faranno mutar l’animo a voi, e lo sdegno lo fará mutar a lei. Cosi voi vorrete a ora che non potrete e ch’ella non vorrá,

A. Caro, Opere -1.