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che, per onor mio, non poteva far di non rispondere alle obbiezioni fatte da lui. Ma, non parendo loro che io mi dovessi impicciar con le lappole, risolverono che gli facessi rispondere a terze persone. Cosi deliberai di fare, e non sono mancati degli amici miei, che non solamente hanno dato le soluzioni alle sue sofisterie, ma, crescendo di poi la sua insolenza e degli suoi, hanno con qualche amarezza ritocco ancor lui. Per questo la cosa non è ancor ferma; perché non è persona che conosca me, cosi rispettivo come sapete ch’io sono, e che abbia conosciuto lui e lette le sue cose, cosi rabbiose come si veggono, che non abbia a me compassione e che, per isdegno de’ portamenti suoi, non se ne scandelezzi ; ed infino a ora da tanti e in tanti modi se gli grida a dosso, che non istá piú in arbitrio mio di quietarli. E per Dio santo, messer Benedetto, che io sento gran dispiacere di quelli che con lui mescolano la patria, e gli altri che non ci hanno colpa. E fino a ora ho tenuto molti, che hanno fatto delle cose, che non le mostrino, e molti, che ne voglion fare, che non le facciano; perché gli veggo vólti a dire cose troppo acerbe e troppo incivili. Piú vi dico che la risposta, eh’è fatta di mio consentimento, per difension mia, è stata in molti luoghi inasprita contra mia voglia; perché la gente si persuade che verso uno immodesto suo pari, non si debba stare in su’ termini della modestia, e vogliono che gli loro scritti siano piú tosto per suo castigo che per mia difesa. Ma poiché m’è parso d’aver mostro di poterli rispondere, bastandomi che le risposte si siano viste da molti, m’era tolto giú dal publicarle in tutto, e l’ho tenute appresso di me, perché non escano. Ma che giova, se giá comincia a dire che non si lasciano andare, perché son cose che non restano a martello, e che egli dirá e fará gran cose? A tanta presunzion di se stesso è venuto quest’uomo, che s’imagina che ’l portarsi modestamente seco sia un restar per paura de’ fatti suoi. Or io non son lasciato vivere perché mandi queste risposte fuori: e lo farò, poiché cosi vuole. Solo desidero che voi le veggiate prima. So che n’andremo l’uno e l’altro per le stampe: ma, poiché la colpa è sua, credo che sará anco la vergogna. Intendo che, dopoché gli s’è cominciato a mostrare i denti e che s’è sentito anco rimordere, mostra che gli paia strano, e s’ingegna di rovesciar la colpa a dosso a me. Vedete arti da uomo letterato e costumato che son queste ! Egli scrisse la prima censura cosi impertinentemente, come fece; segui di fare il valentuomo sopra il commento non mio; fece