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faccia cosi?» E io vi dico: qual uomo è al mondo, tinto di buone lettere e di buoni costumi, che lo faccia? E se lo fate voi, è perché non siete né litterato né costumato; e la tintura, che voi dite, non è di lettere: è di sgorbi, è di spiegacciamenti, è di nonnulla, perché nulla sono le falsitá, le bugie e le sofisterie, quanto al sapere.

E quanto ai costumi, è tintura d’invidia, tintura di rabbia, tintura di bava del diavolo. Oltre a dire: «Io ho fatto quel che fate tutti voi», dite ancora: «Io so delle cose che voi non sapete». Questo è un passo degno di gran meditazione. E prima, io non intendo chi siano questi «voi», a chi rivolgete il vostro parlare, né con che senso l’abbiate detto: ma non è però che in tutti i sensi ed in tutti i modi non mi paia che voi vogliate dir una gran cosa; percioché, se questo vostro sapere è di cose che non si sanno dagli altri, credo che non si truovino in rerum ?iatura, e, non si trovando, mi par gran cosa che le sappiate voi solo. E se pur è delle scienze che si possano saper dagli altri, e parlate a quegli solamente che vi sono intorno, troppo gran modestia mi parrebbe la vostra a contentarvi di saper qualche cosa piú di coloro che imparano da voi: essendo che vi presumiate di saperne tanto piú dei sette sapienti, quanto voi, che vi tenete l’ottavo, verreste ad aver la sapienza vostra per aggiunta alla loro. Se intendeste «voi» per quelli a chi volete che questi vostri scritti vengano in mano (solendosi presupporre in questi casi che si parli a chi legge), e che vogliate intender per «voi» tutti in universale, comprendendo ognuno (come piú quadra alla professione che voi fate), grande medesimamente e sterminata cosa sarebbe quella che voi direste; e non credo che bastasse di chiamarla «presunzione», tanto trapassa di gran lunga i termini del presumer di sé. Si che, parendomi questa ultima troppo abbominevole a tutti, la prima assolutamente impossibile e la seconda troppo incredibile a voi, io mi sono andato imaginando se per aventura poteste aver detto: «Io so delle cose che non sapete voi», in quel senso che disse Socrate: «Una cosa so, che non so nulla», e che vogliate dire: «Io so di non sapere; il che non sapete voi altri, che mi