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che meritino la prerogativa, che vi avete usurpata: e se non se ne vede altro che l’opere che son fuori di vostro; alle vostre opere ed a voi «buona notte», disse il Bernia; perché non ne avete pur tanto che vi basti per uso di casa, né anco per non parere un guastalarte, se ben ne volete sedere a scranna per giudicare gli altri. Oltre che, non tutti che studiano, imparano: parte per avere il capo troppo grosso, e parte per averlo troppo sottile e mal disposto, come l’avete voi; percioché si sa che gli studi non fanno altro il piú delle volte che confettar le nature degli uomini, secondo che le truovano, cosi in peggio, come in meglio: e di qui viene quel che si dice, che i pazzi ed i tristi per lettera, sono i maggior pazzi ed i peggior tristi che si truovino. Il capo nostro ha questa conformitá con lo stomaco che, si come questo, mal condizionato, converte ogni buon cibo in cattivi umori, cosi quello riduce ogni buona dottrina a mal sentimento. Non avete voi inteso che s’imparano i veleni dalla medicina? Non vedete che si fa torto alla gente con le leggi? Non sapete voi medesimo, alla fine, che si diventa eretico con gli Evangeli? Ogni buona cosa, male intesa e male usata, può far mali effetti, salvo la virtú. E voi siete uno di quelli, che studiate la grammatica per trovar degli spini e degli intoppi in questa lingua, perché avete il capo cosi fatto; il qual capo, alle secche openioni che ne sento ed agli stirati sentimenti che ne veggo uscire, io mi sono imaginato che sia come un molinello da far vermicelli e lasagne di pasta: con certi pannicoli tanto adusti e con certi fori tanto stretti, che, premendovi sopra i concetti, sia necessario che non possano passare se non per minuto; e che ’l piú delle volte i buchi si turino in modo, che se ne facciano schiacciatine e bassotti. Io veggo bene che presumete assai di questa vostra grammatica; e se la presunzione è sapere, io dirò che sappiate piú di questa lingua, che non ne sa in Firenze la Giuditta e i giganti di piazza, e forse anco la cuppola, che è piú capace e piú antica di loro. Ma bisogna saper anco che non tutti credono che le lucciole siano lanterne. — Parla, perch’io ti vegga, — dicea quel valentuomo; e io dirò: — V’ho veduto, perché avete parlato. — E forse