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Fra le città italiane però, che per non so qual avverso destino le particolari storie lor letterarie mostrar non possono, sono Trento e Rovereto. Città certo feconde d’ottimi e vivaci ingegni quanto alcun altra, e che produssero nelle scienze e nelle lettere d’ogni maniera valorosi scrittori. Non è questo il luogo di ricercare da che mai nascesse in passato tanta indolenza, ma è ben questo il tempo di scuotere tanta vergogna e di mostrare più che con le parole, con autentici documenti, che se queste Città furon prive d’uno scrittore della loro letteratura, non però meritavano d’esserne. Mio intendimento dunque è di supplire, o a meglio dir di tentare quel ch’altri non fece, e di tessere le notizie degli scrittori del Principato di Trento, e della Valle Lagarina, di cui Rovereto è capo. Per le ragioni dette di sopra mi partirò dal metodo universalmente tenuto in tali opere, e non farò menzione che di quegli autori che meritano d’essere ricordati, o per l’utilità e novità dell’argomento trattato, o per il buon gusto, e l’ingegno con cui fu trattato. La mole maggiore o minore de’ libri, non saranno qualità da me punto considerate, ma sibbene il valor d’essi. Onde avverrà qualche volta che un autore di grossi volumi impressi non sarà da me ricordato, o se ricordato, sol di passaggio; dove al con-|