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di Carlo Rosmini 13

almeno ovvia erudizione il quì recarne gli esempli. Quanto però della civile e politica detto abbiamo, all’istoria letteraria altresì debbe estendersi. Egli è ben vero che i letterati non così abbisognano degli Storici, come gli altri uomini grandi, perciocchè i libri loro, che non muoion con essi, fanno perpetua testimonianza della loro virtù e del loro sapere. Ma è vero altresì che non tutti i proprj pregi può un autore trasfondere ne’ libri suoi, i quali neppur tutti ponno esser letti e intesi da ognuno, e con rettitudine giudicati, onde il Biografo dotto, dopo aver dato una distinta idea della vita e delle azioni d’un autore, passa a dar una chiara notizia anche dell’opere sue, e un imparziale giudizio, e così viene a porlo agli occhi de’ posteri nel vero suo lume. Onde l’istoria letteraria dovrà riguardarsi mai sempre come gloriosa ed utile anche ai più celebri autori. L’utilità sua maggiore quì però non consiste, ma in ciò, com’è detto, ch’ella serve d’incitamento e d’esempio ai lettori. Noi per verità non manchiamo della storia letteraria della nostra nazione: quella del celebre Cav. Tiraboschi, per comune consentimento, è l’opera più perfetta e compiuta che desiderar si possa in tal genere. E in fatti gli stranieri hanno di che invidiarci su questo particolare. Pure trattandosi di scuotere dal letargo e dall’infigar-