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90 Open source, software libero e altre libertà

dard di riferimento su cui lo stesso si basa). Il resto dovrebbe essere solo “delivery”.

Standard e brevetti: questo matrimonio
non s’ha da fare (rinvio)

Siccome uno standard diventerà una norma, e soprattutto negli standard tecnologici più uno standard è utilizzato, più tende ad essere utilizzato (effetto di rete) a prescindere anche da quanto merito tecnico esso abbia, sono ovvie le interazioni tra standard e concorrenza. Pertanto, per quanto possibile, gli standard dovrebbero essere privi di condizioni legali che tendano a privilegiare le offerte di alcuni a scapito di altri, e soprattutto dovrebbero evitare quella che si chiama “patent holdup”, ovvero la posizione di supremazia di chi ha brevetti essenziali per l’implementazione di uno standard.1

E qui, sovente, casca l’asino. In difetto di una precisa politica che consenta l’utilizzo degli standard a tutti, indipendentemente dal modello di business e di licenze, occorre che vi siano chiare regole sia per chi contribuisce agli standard (dichiarare l’esistenza di propri brevetti, impegnarsi a licenziarli sotto determinate regole), sia per chi approfitta delle lacune


  1. Per un’ottima analisi si veda Dolmans, Maurits (2010) ‘A Tale of Two Tragedies – A plea for open standards, and some comments on the RAND report’, IFOSS L. Rev., 2(2), pp 115 – 138 DOI: 10.5033/ifosslr.v2i2.46 (http://dx.doi.org/10.5033/ifosslr. v2i2.46) con una mia introduzione. Si veda inoltre uno studio affrontato dalla Commissione Europea in tema di Standard Essential Patents (SEP) e condizioni di licenza (in generale): https://ec.europa.eu/growth/industry/intellectual-property/patents/standards_it.