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54 Open source, software libero e altre libertà

re libero, non si acquista il diritto d’uso, perché quello è già garantito dalla licenza originale, e tale licenza viene concessa per effetto stesso della distribuzione.

Il distributore non può subordinare al pagamento di una somma di denaro o all’approvazione di clausole aggiuntive i diritti già concessi dalla licenza, in questo dunque la sorpresa del lettore è legittima. Ma nessuna licenza (salvo una limitata eccezione con la AGPL) impone di distribuire il software libero che si detiene, anche quello che si è modificato. Per cui legittimamente il detentore di quella versione del software può pretendere un compenso per consegnarne una copia. Il destinatario poi potrà in perpetuo esercitare tutti i diritti assegnatigli, compreso quello di distribuire altre copie o, nel caso di software copyleft, di ottenere il completo corrispondente codice sorgente della copia che ha ricevuto.

Indipendentemente dalla modalità di acquisizione, il rapporto tra le parti in un modello di subscription ha caratteristiche per certi versi simili a quello proprietario. Ad esempio è facile trovare un limite massimo di copie installabili oppure l’obbligo di installare il software su tutte le macchine di una certa categoria (Red Hat). Anche qui, la limitazione non deriva dalla licenza, ma dal contratto ed è una condizione per poter fruire delle altre prestazioni contrattuali. Ancora, può capitare di rinvenire nelle condizioni un divieto di modifica del software o di caricare versioni compilate da sé. Anche qui, si tratta di una condizione contrattuale, non di una condizione della licenza.

La differenza principale è che in caso di violazione, la sanzione sarà di natura contrattuale, ad esempio l’inoperatività della garanzia, l’inesigibilità dell’obbligo di assistenza, la risoluzione contrattuale.