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128 Open source, software libero e altre libertà

pubblicati con una licenza il più possibile vicina al pubblico dominio, suggerendo la licenza Creative Commons Zero (CC0), di cui abbiamo già parlato nell’articolo dedicato ai contenuti liberi.

Esistono opinioni difformi. L’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) ha pubblicato una guida1 per la pubblicazione dei dati aperti, in cui, si perviene a conclusioni non condivisibili. In particolare ha citato la necessità di usare una licenza di attribuzione come la CC BY, e non la CC0.

Tale posizione è tuttavia del tutto inaccettabile, non solo in quanto privilegia una licenza che secondo chi scrive è inutilmente restrittiva, ma perché non giustifica affatto la ragione di tale preferenza, e le poche giustificazioni che utilizza sono formulate in maniera insoddisfacente, parziale e contraddetta dagli stessi elementi fattuali e normativi presi a suo fondamento.2

In realtà, come anche previsto da comunicazioni ufficiali della Commissione, pur non vincolanti, la licenza di elezione deve essere – quando possibile – quella che crea meno frizione nel riutilizzo dei dati, ovvero un waiver. Dunque, a meno esservi costretti

  1. http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/patrimoniopubblicolg2014_v0.7finale.pdf, ora rimpiazzate da versioni più recenti, che fortunatamente non fanno più menzione del diritto morale come una delle ragioni per evitare di usare la CC0 https://lg-patrimonio-pubblico.readthedocs.io/it/latest/ index.html, anche se a questo punto manca ogni motivazione razionale per evitare tale licenza, sicuramente per tutti i dati (!) che sono al di fuori del dominio culturale, ed essendo la normativa richiamata in favore dell’uso di un waiver, come si vedrà più sotto.
  2. Ne ho parlato diffusamente in http://www.ingenium-magazine.it/linee-guida-nazionali-e-licenze-per-lopen-data/ a cui faccio riferimento.