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106 Open source, software libero e altre libertà

Se Tizio viene e mi chiede una licenza, gliela do. Se Caio viene e mi chiede la stessa licenza, gliela do alle stesse condizioni, non dovrei essere discriminatorio, anche se Tizio ha un margine del 30% su ogni vendita, e Caio a malapena fa il break even e con la licenza il suo prodotto diventa antieconomico, magari perché i due sono sottoposti a pressioni concorrenziali notevolmente differenti.

Questo è almeno il discorso che viene effettuato tutte le volte che si avanza l’obiezione secondo cui le condizioni RAND, anche qualora prevedano royalty molto basse, sono incompatibili con il Software Libero / Open Source. Queste sono licenze pubbliche, in cui non esiste il concetto di “venditore” e “acquirente”, per cui è impossibile controllare quante copie del software siano in circolazione.

Ci si dice “è una vostra scelta quella di adottare un modello di licenze incompatibile con la nostra scelta di licensing”. Tale affermazione è accettabile se la applichiamo in un mondo dove la concorrenza è solo all’interno di un singolo modello di business e laddove tale modello di business sia quello di “vendere copie di software” (se applicato al software). Ma è evidente che in un mondo dove il modello di vendita di licenze di software diventa sempre meno importante, laddove anzi nel software (e altrove!) il modello aperto è molto spesso la regola, un sistema di standardizzazione legato a modelli passati e unici risulta discriminatorio.

Sicuramente, ad ogni modo, un sistema che discrimina e impedisce l’accesso alla tecnologia verso una delle strategie di sviluppo e di licensing di maggior successo non può dirsi aperto, in quanto non può ritenersi aperto e neutrale un sistema che impedisca