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— Ah, questa volta finiva male!... Se il Savani avesse dato retta a lui! Aveva voluto fare di sua testa!

Anche la signora Teresa si mostrava abbattuta.

— Sfido io! — disse Ratti al Villa in un orecchio. — La Banca era una bella poppa!

L’ingegnere scoppiò a ridere: l’idea della poppa gli parve buffa. Molti si voltarono a guardarlo.

— Che c’era da ridere in quel frangente? Quel Villa era un cretino! Che ne capiva del credito e degli affari che andavano giù a rotta di collo?

— Vi confondete? L’importante è che la Banca paga, da tre ore. Duri un’altra oretta, e sarà salva.

— Pare lo facciano apposta! La maggior parte dei libretti di depositi presentati alla riscossione sono con cifre grosse.

— Meglio. Infatti, vedendo che si continua a pagare, l’effervescenza è scemata.

Entrò il giovane Porati, che andò difilato da suo padre e cominciò a parlargli sotto voce. Il signor Ottavio scrollava la testa, passandosi il fazzoletto sulle labbra asciutte, rianimandosi un pochino. E quando Ernesto ebbe finito, tutti lo circondarono fra una tempesta di domande.

— Le cose andavano bene. Quel povero diavolo del cassiere si batteva come un eroe, freddo, imperterrito, tirando le operazioni in lungo, più che poteva, con gli occhi all’orologio. La Banca nazionale aveva mandato dei soccorsi. Giù c’era un contabile di essa e il Gerace in conferenza col commendatore. S’aspettava il direttore della Banca popolare. Bella questa solidarietà dei diversi istituti di credito!

Marietta trasse in disparte la signora Marulli per avvisarla che il signor commendatore l’attendeva nel salotto della signora contessa.