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Ella era rimasta sdraiata sulla poltrona, con tale abbattimento di forze da non poter tenere nemmeno semiaperti gli occhi; e mentre il marito la confortava, lieto del male passeggero, pregandola di riguardarsi, giusto le raccomandazioni del dottore, lacrime silenziose le scorrevano sul bianco volto, e le mani diaccie le tremavano stringendo la mano di lui.
— Mi hai fatto paura! — egli le diceva, asciugandole la faccia, accarezzandola, dandole lievi baci sulla fronte. — Mi hai fatto paura, sai?
Ma Teresa non rispondeva, immobile, sfinita; e pensava fisso a quell’aborto, che sarebbe stato la sua salvezza, se fosse davvero avvenuto. E ruminando cattivi propositi contrariamente alle raccomandazioni del dottore, vedeva passare, quasi in sogno, una minuscola cassetta funebre portata via di nascosto da un uomo vestito di nero, come ben si addiceva alla trista cosa lì racchiusa.... E le pareva che quell’uomo vestito di nero, con quella funebre cassetta sotto braccio, andasse, andasse, andasse.... e si perdesse lontano, in una nebbia fitta, mentre le viscere dilaniate le doloravano ancora.
Non avveniva così. Il suo fragile corpo diveniva più resistente e più forte, il tormento dell’animo prendeva maggior vigore.
Così, di giorno in giorno, mentre il seno le si arrotondava per la più benigna e più sana gestazione che mai donna potesse desiderare, un odio sordo la invadeva contro quell’ostinato germe, che voleva vivere per forza e crescere e venire alla luce.... E picchiando sul proprio seno, intendeva schiacciare il capo dell’invisibile nemico lì dentro nascosto, finchè inorridita di quel soffio di pazzia che le aveva attraversato il cervello, non s’arrestava e non cadeva in gi-